Il Fondo monetario internazionale ha pubblicato un update sulla situazione in cui versa attualmente l’Argentina, al fine di monitorare la situazione macroeconomica del paese all’indomani dell’estensione del maxiprestito. Il rapporto sulla sua economia dipinge uno scenario incerto nel quale, tra i vari elementi di criticità, cominciano a emergere alcuni aspetti positivi che vale la pena sottolineare.

Da fine settembre il tasso di cambio sembrerebbe essersi stabilizzato, quanto meno rispetto alle pesanti svalutazioni estive, flottando all’interno della banda individuata come “zona di non intervento” da parte delle autorità monetarie argentine.

fmi argentina economia situaizone 2018

Tale maggiore stabilità nel tasso di cambio ha contribuito a una lieve riduzione dell’inflazione, che per l’anno prossimo – nelle speranze dell’esecutivo – è attesa a un livello pari al 20 per cento, sensibilmente inferiore rispetto al 47 con cui si concluderà il 2018.


In generale, sebbene la fase recessiva dell’economia sia continuata anche nel terzo trimestre dell’anno, è diminuità di intensità, sia per l’attenuarsi degli effetti della siccità, che hanno esercitato un maggiore impatto sui conti del settore agricolo nel secondo semestre, sia per un effetto positivo della svalutazione del peso, che ha contribuito a spingere le esportazioni (ora più economiche) e a ridurre le importazioni (più onerose), con effetti positivi sulla bilancia commerciale.



Nonostante questi elementi, che in una situazioni complicata come quella argentina posso essere definiti quantomeno speranzosi, numerose criticità rimangono all’ordine del giorno. Su tutte, la contrazione economica, che non è destinata a concludersi prima del secondo trimestre del 2019, momento in cui il Fondo si aspetta un rimbalzo della produzione agricola, anche sulla scia del miglioramento delle condizioni economiche di alcuni partner commerciali strategici come il Brasile. Secondo il report, per il pieno ritorno alla crescita bisognerà pazientare fino al 2020, dove si prevede un incremento del Pil pari al 2,7 per cento.

Non va tuttavia dimenticato che tale traguardo potrà essere raggiunto solo se l’Argentina sarà in grado di superare in maniera indenne alcune insidie che l’attendono. Su tutte, spiccano le elezioni presidenziali previste per la fine del 2019, evento che potrebbe generare nuove ondate di incertezza sui mercati finanziari, con nuove pressioni sui movimenti di capitali in uscita dal paese

Inoltre, preoccupa il rafforzarsi del rallentamento dell’economia globale, sulla scia della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, nonché il prosieguo del programma di rialzo dei tassi di interesse messo in atto dalla Federal Reserve (che di recente ha provveduto a un nuovo rialzo, ma che ha tagliato da quattro a tre gli aumenti agendati per il 2019). In buona sostanza, la strada da percorrere per il recupero economico del paese si presta a essere lunga e travagliata, anche se, alla luce delle nuove analisi tecniche, appare meno impervia rispetto a qualche mese fa.

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