Il 2018 si conferma annus horribilis per l’economia argentina e per il governo di Mauricio Macri. Secondo dati ufficiali diffusi lunedì 21 gennaio, la fuga di capitali nel solo mese di dicembre è stata pari a 862 milioni di dollari. Un incremento del 111 per cento rispetto al mese precedente, anche se inferiore al 68 per cento se paragonato al mese di dicembre del 2017.

Stando così le cose, il dato totale del 2018 è un numero record: la fuga di capitali è stata pari a 27,230 miliardi di dollari. Il totale dall inizio del mandato di Macri sale a 59,328 miliardi (dal 2016 al 2018 compresi), di poco superiore alla cifra del maxi prestito ottenuto da Fondo monetario internazionale.

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Nel primo anno di amministrazione Macri, l’uscita dal paese è stata di 9,951 miliardi di dollari, salita a 22,148 nel 2017, nonostante le elezioni politiche parziali andarono a vantaggio della maggioranza di governo. Infine, nel 2018 la crisi cambiaria e il ricorso al Fmi hanno determinato nuova sfiducia è una maggiore fuga di capitali dal paese, il 23 per cento in più del 2017.



Ciononostante, le riserve della Banca centrale argentina sono cresciute di 40,242 miliardi di dollari nei tre anni di governo Macri. Si deve, però, agli aiuti finanziari di organismi internazionali finora arrivati a Buenos Aires (15,803 miliardi di dollari), a operazioni sul debito (24,106 miliardi), all’accordo di swap con la Cina e altre partite minori.

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