Record di fuga di capitali dall’Argentina nel mese di agosto. Un aumento che, secondo gli analisti, è diretta conseguenza della situazione di incertezza politica ed economica innescata dal voto delle primarie dell’11 agosto e della crisi cambiaria che ha investito il peso argentino. La cifra è pari a 5,909 miliardi di dollari, mentre nello stesso mese le riserve della Banca centrale si sono ridotte di 13,799 miliardi di dollari.

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La fuga di capitali registrata ad agosto – il doppio rispetto ai 2,951 miliardi di luglio – è la più alta dal 2003 e porta a 19,736 i miliardi di dollari che il settore privato argentino ha girato oltre confine.

Come illustrato dalla Banca centrale l’acquisto di dollari americani è stato moderato fino a venerdì 9 agosto, totalizzando 300 milioni di dollari fino a quella data. Dall’esito delle primarie, dunque, la cifra si è più che raddoppiata, attraverso trasferimento di fondi o prelievo di contanti, portando a una perdita di capitali che non si registrava da sedici anni.


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I dati dell’istituto centrale spiegano che sono state 1,3 milioni le persone fisiche a ritenere prudente mettere in sicurezza i propri risparmi per 1,873 miliardi di dollari. Il 97 per cento di queste ha comprato meno di diecimila dollari e solo in 32mila hanno superato questa cifra. Un dato che evidenzia una percezione di incertezza piuttosto diffusa, anche a livello di piccoli risparmiatori.

La fuga dei capitali è una delle piaghe dell’Argentina e non ha risparmiato nessun governo. Negli ultimi sedici anni, il paese ha perso oltre 172 miliardi di dollari. Solo nel primo semestre del 2018 le operazioni hanno totalizzato 10,881 miliardi di dollari.

Fuga di capitali dall’Argentina: tra i Kirchner e Macri persi 172 miliardi di dollari

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