Sono pochi gli uomini che, con le loro dichiarazioni, possono influenzare pesantemente i mercati di tutto il mondo. Fra questi, figura indubbiamente George Soros, l’imprenditore ungherese che per anni ha tenuto le redini dei mercati finanziari globali. Secondo il finanziere, l’attuale trend sulle piazze e delle valute emergenti è fortemente preoccupante, foriero di una nuova crisi finanziaria globale. Causata, in primis, dalle dinamiche valutarie del dollaro e dalla fuga di capitali dai mercati emergenti.

Un esempio eclatante è costituito dalla corsa agli sportelli bancari che sta colpendo l’Argentina, soprattutto dopo il piano di austerity annunciato nei giorni scorsi dal presidente Macri.

Soltanto negli ultimi due giorni di agosto, gli argentini hanno ritirato dai loro conti bancari più di 490 milioni di dollari. Dall’inizio dell’anno, il totale dei capitali in fuga dalle banche argentine ammonta a oltre venti miliardi di dollari. Una diaspora causata, in massima parte, dall’acquisto di valuta in dollari e dal trasferimento di capitali all’estero. Il peso, del resto, continua a deprezzarsi, e ha raggiunto il nuovo minimo record, a 41,6 per dollaro Usa.


Il momento, insomma, è assai delicato. Per la prima volta, le riserve di Buenos Aires sono scivolate ai livelli precedenti l’accordo sul bailout, concordato con il Fondo monetario internazionale appena lo scorso giugno. Inoltre, a dimostrare quanto strutturale sia la dinamica critica in atto, vi è la ‘tipologia’ degli acquisti di valuta in corso.

Il 47 per cento di essi, infatti, riguarda somme non eccedenti i diecimila dollari, con acquisti medi di 2.275 dollari. Insomma, sono anche i medi e piccoli risparmiatori, la classe media, a cercare rifugio nel dollaro, e non solo i macro-attori dello scenario finanziario globale. Sarà difficile sostenere stavolta, da parte del governo di Buenos Aires, che la crisi è legata a oscure manovre speculative da parte dei soliti ‘giganti’ tradizionalmente poco attenti alle esigenze dei paesi emergenti.

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