Nuova missione del Fondo monetario internazionale in Argentina. I funzionari dell’istituto, guidati da Luis Cubeddu e Julie Kozack, arrivano a Buenos Aires dopo una serie di contatti formali con il governo di Alberto Fernández. Obiettivo della missione è quello di porre le basi per un programma di ristrutturazione del debito che il paese sudamericano ha contratto con il Fmi nel 2018: 44 miliardi di dollari degli oltre 56 messi a diposizione all’allora governo di Mauricio Macri.

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Julie Kozack e Luis Cubeddu

Sotto la lente di ingrandimento del Fondo, il programma economico dell’esecutivo alla luce degli attuali indicatori e problematiche macroeconomiche e strutturali. Recentemente il portavoce del Fmi, Gerry Rice, ha sottolineato l’interesse del Fondo monetario a “lavorare su politiche che assicurino una crescita sostenibile e inclusiva”.

L’interesse dell’Argentina è arrivare a un accordo nei termini del programma denominato Extended Fund Facility, finalizzato ad assistere paesi alle prese con gravi squilibri finanziari derivanti da ostacoli strutturali come crescita lenta e posizione debole della bilancia dei pagamenti.


Questo tipo di programma per Buenos Aires presenterebbe il vantaggio di un rimborso fino a dieci anni, contrariamente ai quattro previsti dagli accordi di tipo Stand-by, lo stesso del 2018. A tal fine, però, il governo Fernández dovrebbe garantire riforme strutturali finalizzate alla correzione della attualità macroeconomica. Misure che normalmente presentano un alto grado di impopolarità agli occhi dell’opinione pubblica e in modo particolare presso l’elettorato peronista che non gradisce ‘condizionamenti esterni’.

Luis Cubeddu e Julie Kozack
Il ministro dell’Economia, Martín Guzmán, e Kristalina Georgieva, numero uno del Fmi

Al momento l’Argentina vanta, e farà valere al tavolo di discussione con il Fmi, un recente incremento delle entrate fiscali con una percentuale superiore anche al tasso di inflazione, e il trend positivo della bilancia commerciale. Punto debole resta il trend alla svalutazione del peso rispetto al dollaro americano con conseguente ricaduta sull’inflazione, nonostante le aspettative di miglioramento manifestate dall’esecutivo nelal legge di bilancio per il 2021.

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