Il nuovo dato sull’inflazione in Argentina è nel segno del recupero, seguendo un trend di diminuzione. Ma la situazione resta tuttavia complicata. Secondo l’Indec, il locale istituto di statistica, l’inflazione nel mese di maggio è stata del 3,1 per cento, quindi più bassa rispetto al 3,4 di aprile e al 4,7 di marzo. Ma è il livello raggiunto nei dodici mesi il vero cuore del problema: nell’ultimo anno l’inflazione sale al 57,3 per cento, il tasso più alto dal 1992.
Secondo i principali analisti, la decelerazione dei prezzi è effetto della combinazione di più fattori come la stabilità del cambio peso-dollaro Usa e la decisione di congelare e posticipare l’aumento delle tariffe di servizi pubblici essenziali e combustibili.
Ma lo stesso Indec sottolinea che nel mese di maggio del 2019 a subire i maggiori aumenti di prezzi sono stati latte e derivati e bevande non alcoliche in tutte macroregioni del paese salvo il Gran Buenos Aires dove a salire maggiormente sono stati oli, grassi alimentari e burro. A ogni modo, nel corso dell’ultimo anno, il prezzo dei generi alimentari è aumentato del 64,9 per cento.
A registrare gli aumenti più decisi nel mese di maggio sono i settori della salute (+5,1 per cento), utenze casalinghe (+4) e trasporti (+3,5). Altri beni esseenziali di largo consumo, come alimenti e abbigliamento, hanno registrato rispettivamente +2,4 per cento e +3,4.
L’obiettivo del governo di Buenos Aires è quello di contenere l’inflazione sotto il 40 per centro entro la fine dell’anno, ma occorrerebbe portarla sotto il 2 per cento in tutti i prossimi sette mesi, giugno compreso. Dalla Banca centrale, il suo presidente Guido Sandleris, enfatizza il trend al ribasso, con un tasso che dal 6,5 del settembre 2018 si è portato al 3,1 del maggio 2019. Secondo Sandleris “persistendo con questa rigida politica monetaria l’inflazione in Argentina continuerà a scendere, con un tasso atteso a giugno ulteriormente inferiore”.
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