L’inflazione continua a essere il principale tormento dell’economia, dei cittadini e del governo di Mauricio Macri. I nuovi dati dell’Indec – l’istituto nazionale di statistica – sono nel segno di una pesante continuità. Anche a novembre, secondo i dati ufficiali, l’inflazione in Argentina è cresciuta del 3,2 per cento. Dall’inizio del 2018 il dato è del 43,9 per cento. Gli analisti avevano previsto con ottimismo un aumento, rispetto al mese precedente, di un 2,5/2,7 per cento. Numeri ora rivisti in negativo.

inflazione in argentina novembre 2018


In questo senso non sembrano aver avuto effetto né la forte recessione in cui è piombata l’economia dal mese di giugno né la stretta monetaria avviata due mesi fa dalla Banca centrale con un importante aumento del Tasso ufficiale di sconto e una forte riduzione della base monetaria.

Un 43,9 per cento che diventa il tasso di inflazione più alto registrato in Argentina negli ultimi 28 anni, anche superiore a quello registrato durante la grave crisi del 2002 (40,9 per cento). Nel 1991, anno a cui si fa riferimento, durante il governo di Carlos Menem, si arrivò all’84 per cento.




A gonfiare l’aumento dei prezzi al consumo sono soprattutto i servizi del settore salute (+5,7 per cento), alcol e tabacco (+4,6 per cento), comunicazione (+3 per cento). Tuttavia, le due componenti del paniere che hanno registrato il maggior aumento dall’inizio dell’anno sono quelle ‘sofferte’ maggiormente dalla popolazione. Vale a dire i generi alimenti, il cui prezzo è cresciuto del 48,6 per cento, e i trasporti, che hanno registrato un +62,9 per cento.

Ciononostante, dalle stanze dell’esecutivo manifestano una quasi serenità, segnalando che da aumenti mensili del 7,5 per cento di settembre si è scesi a un 4,5 di ottobre e infine al 3,2 di novembre. Dinamica che dimostra – affermano – l’efficacia delle misure messe in atto. Diametralmente opposto il commento che arriva dall’opposizione, per bocca di José Luis Gioja, presidente del Partido Justicialista: “Tre anni sono bastati per cancellare tutte le promesse e fare a pezzi il popolo”.

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