L’Argentina rinuncia a organizzare i Mondiali di calcio 2030. E non è tanto una notizia di calcio, quanto una faccenda tutta economica. L’indiscrezione è arrivata da fonti del governo al portale Doble Amarilla. Con la precisazione che da parte dell’esecutivo non ci sarà nessun annuncio ufficiale. L’ipotesi per il 2030 era parecchio suggestiva perché coinvolgeva anche Uruguay e Paraguay, sebbene spettava all’Argentina – per ovvie ragioni – ospitare gran parte del torneo.
I tre paesi, la scorsa primavera, avevano concordato la candidatura congiunta per riportare la rassegna iridata lì dove si disputò la prima edizione nel 1930, organizzata in Uruguay.
Il presidente Fifa, Gianni Infantino, con i presidenti di Argentina, Paraguay e Uruguay
Alla base della scelta – che agli occhi dei tifosi risulterà parecchio impopolari ma forse più comprensibile da parte dell’opinione pubblica in generale – la grave crisi economico-finanziaria in cui versa il paese. Sarebbe del resto paradossale chiedere aiuto al Fondo monetario internazionale finanche per coprire la spesa pubblica del 2019 per poi investire una valanga di milioni di dollari per un torneo che, stando alle ultime statistiche sui grandi eventi, è più una fonte di spesa che di reddito.
Secondo il progetto pensato mesi fa per i Mondiali di calcio 2030, l’Argentina avrebbe dovuto ospitare la maggior parte delle partite mettendo a disposizione otto stadi, contro i due di Paraguay e Uruguay. Poi la situazione del paese e peggiorata e ha portato il governo a (dover) affermare che “nell’attuale contesto è impossibile pensare che si possa affrontare la spesa necessaria per ristrutturare tutti gli impianti e adeguare infrastrutture come hotel e aeroporti, per non parlare dello sviluppo tecnologico che richiede l’organizzazione del Mondiale”.
Di qui ci sarebbe l’impossibilità oggettiva di affidare i Mondiali di calcio 2030 solo ai due paesi vicini. Il Mondiale di calcio potrebbe tornare in Europa o in Asia, considerano che il 2022 è il turno del Qatar e il 2026 il torneo sarà disputato, sempre ‘a tre’ negli Stati Uniti, Messico e Canada.