In arrivo tempi duri per le tasche di cittadini e imprese per una ondata di aumenti in Argentina per carburanti, elettricità e gas. Il governo di Javier Milei prosegue nel suo percorso di riallineamento dei prezzi, effetto della progressiva eliminazione dei sussidi – d’accordo con il Fondo monetario internazionale nell’ambito del programma di finanziamento in corso – e sa che, complice anche svalutazione e inflazione, il colpo sarà pesante. E molto già si nota.

Ondata di aumenti in Argentina per carburanti, elettricità e gas

Il prezzo dei carburanti, per esempio, continua a salire da settimane e il trend sarà ancora lo stesso. Se il mercato fa il suo lavoro, ci si mette anche lo Stato, decidendo di aumentare due imposte che gravano sul costo di benzina e gasolio alla pompa, una relativa al trasporto e l’altra all’impatto ambientale. Imposte che non vengono ‘aggiornate’ dal 2021 e che ora, prevedono dall’Istituto argentino di analisi fiscale, di qua a maggio saliranno fino al 630 per cento. Una operazione che, fanno sapere dal ministero dell’Economia, farà aumentare il prodotto interno loro dello 0,37 per cento.

Altra situazione è quella di elettricità e gas, sui quali da diversi anni i consumatori godono di agevolazioni statali. Che, continua a sottolineare il Fmi, vanno superati nell’obiettivo di ridurre spesa pubblica e deficit fiscale. Stando alla bozza di un documento del Fondo, le tariffe dell’energia elettrica devono aumentare del 200 per cento e di oltre il 150 per cento quelle del gas. Aumenti sottolineati come iniziali e a partire già dal mese di febbraio. Ma, almeno per il gas, il governo ha deciso uno slittamento a marzo.


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Nell’intero 2023, spiegano cifre non definitive né ufficiali, i sussidi all’energia sono costati 2,6 miliardi di dollari allo Stato, troppo per un bilancio pieno di ‘buchi’ ma troppo alte sarebbero le nuove tariffe anche per una classe media i cui ingressi sono impoveriti dall’inflazione che non dà segnali di resa. Anzi, è vero il contrario, secondo le stime realizzate dentro e fuori l’Argentina. Contabilmente, il fine è quello di recuperare uno 0,5 per cento del Pil dalla riduzione delle agevolazioni. Ma è prevedibile che le organizzazioni dei consumatori proveranno a resistere.

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