In Argentina l’esportazione di oro è cresciuta negli ultimi due anni. A trainare il settore sono in particolare le province di San Juan e Santa Cruz. In solo un decennio l’oro si è trasformato nel terzo prodotto argentino esportato con una tendenza ulteriormente in aumento per il 2019. E le stime sono parecchio positive. Si calcola che estrazione ed export del metallo prezioso possono generare un volume d’affari pari a tre miliardi di dollari.

Al momento il settore muove circa 2,3 miliardi di dollari con introiti fiscali pari a 500 milioni. Altri 500 milioni di dollari è la cifra generata per la parte occupazionale e le aziende fornitrici delle imprese che lavorano all’estrazione. Tutte stime della Cámara argentina de empresarios mineros, l’ente di categoria che riunisce le imprese argentine del settore minerario. Gli addetti ai lavori confermano che in ambito industriale quello dell’oro è un business fondamentale essendo sempre attrattivo, per poi finire nelle raffinerie di Stati Uniti, Europa e Asia.

La Svizzera – dati 2017 – è il cliente numero uno dell’Argentina accaparrandosi ben il 29,5 per cento della quantità esportata. A seguire Canada e Stati Uniti, rispettivamente con il 26,3 e il 12,5 per cento. Minore il volume esportato in Giappone (quarta destinazione con il 6,6 per cento) e in Germania (quinto cliente con il 5,4 per cento).



Un’industria sicura dal punto di vista economico, quella dell’oro, ma che anche in Argentina attira le accuse delle organizzazioni non governative per la difesa dell’ambiente a causa dell’impiego del cianuro nelle fasi di lavorazione che, a loro dire, causa danni permanenti al suolo. La roccia viene frantumata e immersa in grandi quantità di acqua a cui viene aggiunta una piccolissima quantità di cianuro (tra le 100 e le 500 parti per milione). Il cianuro rende possibile la formazione di composti solubili con l’oro, a cui vengono aggiunti piccole quantità di carbone al fine di rendere stabile la soluzione.

La soluzione viene a questo punto sottoposta a un processo di elettrolisi, che permette di separare le particelle d’oro. L’oro così ricavato viene essiccato in un forno a 750 gradi per circa 10-12 ore, al fine di rimuovere le componenti umide, e poi fuso alla temperatura di 1.063 gradi in modo da estrarre le componenti di maggior purezza con un sistema a contenitori a cascata. Infine la colata negli stampi da cui si ricavano i lingotti.

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