La maxi inchiesta che vede interessata la ex presidente Cristina Fernández de Kirchner, alcuni suoi familiari e una parte della sua ex dirigenza pubblica, investe anche l’italiano Paolo Rocca, presidente e amministratore delegato di Tenaris. L’indagine della magistratura argentina è quella che la stampa definisce ‘quaderni delle mazzette‘, bloc notes in cui, secodo l’accusa pubblica, venivano annotate tutte le tangenti incassate dalle imprese operanti nel paese in cambio di appalti e commesse dello Stato.

Rocca, come anticipato ieri dai quotidiani argentini, come responsabile della controllata Techint, è stato incriminato con l’accusa di aver effettuato pagamenti illeciti a un funzionario del governo in cambio di commesse. Per esigenze di indagine, Rocca non può lasciare l’Argentina in attesa degli sviluppi giudiziari. Allo stesso modo, a titolo precauzionale, le autorità del paese sudamericano hanno ‘congelato’ beni per 104 milioni di dollari.


Inevitabile il contraccolpo sui mercati. Il titolo Tenaris ha perso il 10 per cento a New York, mentre a Piazza Affari si registra un calo del 9 per cento. Contrattazioni che, dunque, sembrano ignorare la fiducia manifestata a Paolo Rocca dal consiglio di amministrazione che lo ha confermato come presidente e Ad della società, parte di quella storia che, da decenni, rappresenta la principale realtà imprenditoriale italiana in Argentina, ormai alla quarta generazione dai primi passi mossi da Agostino Rocca. Da allora i Rocca, stando alle ultime ‘misurazioni’ di Forbes sono tra le prime famiglie del paese, con un patrimonio che si aggira attorno ai 9,7 miliardi di dollari.

La stampa argentina dà conto anche del primo commento di Rocca: “Non sono stato coinvolto nei pagamenti, non li ho autorizzati e nemmeno ne ero a conoscenza”.

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