Nuove restrizioni per il mercato dei cambi in Argentina. Il governo di Alberto Fernández cerca così di intervenire sulla svalutazione del peso sul dollaro americano, che sta anche intaccando le riserve della Banca centrale. Dall’inizio di ottobre, difatti, l’istituto centrale ha dovuto vendere 200 milioni di dollari. A settembre, effetto anche del pagamento di una rata al Fondo monetario internazionale, le riserve sono diminuite di circa 3,3 miliardi di dollari.

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Miguel Pesce, presidente della Banca centrale argentina

Le nuove misure agiscono soprattutto sulle operazioni che permettono l’acquisizione di dollari al prezzo ufficiale attraverso il meccanismo di compravendita di titoli e azioni quotate in questa divisa. Di conseguenza, non sarà più possibile scambiare titoli in divisa per cifre superiori a 20mila dollari ogni trenta giorni. Tuttavia, come spiegato dallo stesso esecutivo di Buenos Aires, si tratta di misure transitorie legate al particolare momento di difficoltà e, pertanto, superabili col verificarsi di “nuove circostanze”.

I nuovi limiti al mercato dei cambi, va notato, sembrano dipendere dalla attuale fase politica argentina. Con la sconfitta subita dalla coalizione di governo alle recenti primarie, l’incertezza si è spostata sulle elezioni politiche di medio termine non escludendo la possibilità per l’esecutivo di ritrovarsi senza maggioranza certa nei due rami del parlamento. Incognite che non hanno tardato a ‘sconfinare’ nei mercati, innescando nuove occasioni di pressione sul peso argentino.


La nuova misura, difatti, non era nei piani di Banca centrale e governo. Anzi, recentemente il presidente dell’istituto centrale aveva previsto il contrario ipotizzando un progressivo allentamento delle restrizioni tendendo a una normalizzazione del mercato dei cambi come ricaduta positiva del buon andamento delle esportazioni.

Il peso argentino tra le 10 monete a maggiore svalutazione nel 2021

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