Davanti alla consistente ripresa della svalutazione del peso argentino sul dollaro, la Banca centrale argentina ha aumentato di quasi cinque punti il tasso ufficiale di sconto: sale dal 51,8 al 56,7 per cento. Una misura necessaria, secondo le autorità monetarie, a contenere il deprezzamento della moneta nazionale rispetto a quella statunitense.

Dopo l’annuncio da parte dell’istituto centrale, venerdì 8 marzo il peso ha recuperato il 3,15 per cento sul biglietto verde dopo aver perso, nel corso del giorno precedenete, il 4,3 per cento arrivando al massimo storico di 43,5 pesos per dollaro. La Banca centrale ha così realizzato una buona vendita di titoli Leliq (Lettere di liquidità) al nuovo tasso, assorbendo capitali dal mercato e vendendo al tempo stesso dollari sul mercato dei futures.

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Il peso argentino risulta la moneta emergente che più si è svalutata dall’inizio dell’anno rispetto al dollaro con una perdita dell’11 per cento. Una conferma che è arrivata anche dal Fondo monetario internazionale. Trevor Alleyne, membro della missione tecnica del Fondo monetario incaricata di revisionare l’accordo col governo argentino, ha confermato che “l’Argentina è il più debole dei paesi emergenti”.


Ma, ha aggiunto, “l’attuale programma di risanamento permetterà di rafforzare tutti gli aspetti della macroeconomia e costruire una maggiore resistenza alla volatilità esterna”. Riguardo all’ultima fluttuazione della divisa, è dovuta al fatto che la Banca centrale opera “in un contesto di politica monetaria con parità flessibile” e ha sottolineato la possibilità di intervenire sul tasso di sconto come poi in effetti avvenuto.

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