Tra il 2022 e il 2023, l’Argentina dovrà rimborsare al Fondo monetario internazionale più di 46 miliardi di dollari tra quota capitale e interesse. A questo si aggiungono le scadenze del pagamento dei titoli di Stato. È il paese in grado di onorare impegni così elevati?

È questo il senso dell’analisi proposta da Ecolatina, che non nasconde le difficoltà che l’esecutivo di Buenos Aires che uscirà dalle urne del prossimo 27 ottobre dovrà affrontare per la restituzione degli oltre 57 miliardi del prestito ‘Stand by’ concesso dall’organismo finanziario multilaterale.

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Dalla metà dello scorso anno, il Fmi ha finora versato alle casse argentine circa 45 miliardi di dollari, vale a dire l’80 per cento dell’intera somma concordata. Entro la fine del 2019, inoltre, in caso di revisione positiva – finora sempre verificatasi – è prevista un’altra tranche da 5,5 miliardi, così arrivando al 90 per cento del totale previsto dall’accordo. Da quel momento comincerà la fase del rimborso.


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Gli analisti di Ecolatina fanno notare l’attuale situazione vicina all’equilibrio di bilancio riduce le necessità di ricorrere a ulteriori nuovi prestiti internazionali. Ciononostante, avvertono, è difficile arrivare ad attivi di bilancio così ampi da poter fare fronte a impegni di tale grandezza. Con la conseguenza che “una parte importante dei passivi con il Fondo dovrà essere rifinanziata”, dando così ragione a chi, a livello politico ed economico, ritiene necessario dover rinegoziare l’attuale debito con l’istituto di Washington.


La maggior parte del passivo dell’Argentina è in valuta straniera. Di qui la necessità delle autorità di Buenos Aires di ottenere dollari (fondamentale, al riguardo, l’aumento dell’export): in caso contrario non avrebbe altra scelta che intercettare la valuta sul mercato locale, ma questo avrebbe ricadute sul già difficile equilibrio cambiario, interessato da costante pressione del dollaro sul peso argentino.

Alle attuali condizioni del contesto internazionale, aggiungono da Ecolatina, il governo di Buenos Aires non dovrebbe avere difficoltà a onorare il prestito privato, lasciando però grandi incognite circa l’impegno più gravoso, quello con il Fondo monetario. Incognite che dovranno essere affrontate dalla prossima amminstrazione.

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