La risposta ortodossa di politica monetaria e il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale nella crisi dell’Argentina possono portare a un netto miglioramento della situazione economico-finanziaria nel medio periodo. È l’analisi dell’investment manager Michael Biggs della svizzera Gam che della classe dirigente attuale premia alcune mosse fondamentali.

In un contesto caratterizzato da un crescente malumore popolare a causa delle misure di austerity annunciate dal governo, da un peso che ha toccato i suoi minimi storici, la volontà del governo Macri è chiara: tamponare la situazione economica del paese. Perché, quindi, si potrebbe parlare di miglioramento in un arco temporale a merdio termine?


Secondo Gibbs, “l’inflazione potrebbe aumentare sulla scia dell’indebolimento della valuta, ma la Banca centrale ha risposto in modo drastico e, di recente, ha alzato il tasso d’interesse al 60 per cento. I tassi d’interesse reali sono oggi fortemente positivi rispetto a qualsiasi parametro”. Di più: anche a fronte di un eventuale aumento dell’inflazione al 45 per cento, “i tassi reali sarebbero attestati al 15 per cento”. E, infine, anche il prestito da 50 miliardi di dollari concesso dal Fmi avrà i suoi effetti.


La richiesta di velocizzare le tempistiche per l’ottenimento dei fondi dall’istituto di credito multilaterale – fortemente cercato dal governo di Buenos Aires aprendo negoziati con Washington tuttora in corso – ha indebolito molto il peso, ma va sottolineato come i tre anni delineati per la ricezione dell’intera cifra cominceranno a muoversi verso un deciso ridimensionamento del calo della moneta nazionale, viste le sollecitazioni del governo Macri.

“La drastica risposta delle autorità monetarie è stata necessaria, ma riteniamo anche abbia determinato il netto crollo della crescita del Pil. Dall’inizio del 2017 l’Argentina ha compiuto ottimi progressi in termini di riduzione del deficit di bilancio, ma crediamo che le misure fiscali migliorative saranno difficili da mantenere a fronte della diminuzione del Pil”, si legge nell’analisi di Gam.

Gibbs parla di un netto miglioramento della bilancia commerciale nei mesi a venire, seppure parzialmente compensato da un indebolimento dell’export. La sfida maggiore per il paese sarà quella di “riuscire a limitare il deterioramento fiscale”, in vista del calo della crescita e delle elezioni in arrivo nell’ottobre del 2019. Dunque, con una bilancia commerciale in diminuzione e l’attenuarsi dei rischi dovuti alla debolezza della crescita, il peso potrebbe stabilizzarsi fino a portare i titoli di Stato argentini a “rendimenti eccellenti”.

Tuttavia, alcuni rischi potrebbero essere dietro l’angolo e, secondo Gam, nel breve periodo il primo è da rintracciare proprio nel peso, che potrebbe continuare a indebolirsi malgrado le diverse manovre messe in campo per risollevarlo. Un altro rischio è di natura politica: approfittando del malcontento dell’elettorato le forze politiche populiste potrebbero avere la meglio e arrivare al governo del paese. Ipotesi che l’analisi qui richiamata considera dannosa perché “metterebbe a rischio gli equilibri di politica economico-monetaria”.

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