Il peso soffre ancora. Dopo giorni di tregua, la moneta argentina è tornata a perdere terreno sul dollaro. Oggi ha perso ancora arrivando a un nuovo massimo storico: 40,53. A differenza del verificarsi dei cali precedenti, quando è intervenuta iniettando dollari sul mercato per moderare la pressione al rialzo, questa volta la Banca centrale argentina ha deciso di non intervenire.

Le ragioni della scelta sono state così spiegate dagli analisti: “Il dollaro continuerà ad aumentare perché la scarsa offerta proveniente da parte del settore esportatore non riesce a coprire la domanda del settore bancario e degli investitori. Questi stanno già cercando di dotarsi di divisa statunitense in vista della scadenza la settimana prossima di una significativa quantità di Lettere della banca centrale in pesos che i titolari potrebbero decidere di passare a dollari”, ha spiegato al quotidiano economico Ámbito Financiero l’esperto di Abc Mercados, Fernando Izzo.


Segnali diversi arrivano, però, fuori dal mercato dei cambi. L’indice della Borsa (Merval) ha chiuso ieri con un +1,18 per cento e anche lo spread è sceso del 3,7 per cento. Andamento spiegato dal fatto che i mercati hanno premiato i progressi fatti dal governo sul progetto della Legge finanziaria per il 2019 che verrà presentato lunedì in Parlamento. L’esecutivo di Macri ha finora ottenuto l’appoggio di 19 dei 24 governatori delle province. Grazie a questo importante via libera del peronismo moderato al quale è legata la maggior parte dei governatori, il passaggio della finanziaria in Senato dovrebbe essere assicurato.

Peggiori, invece, i dati sull’inflazione, che continua a stringere la morsa sull’economia del paese. Ad agosto ha registrato un aumento del 3,9 per cento. Lo riporta l’ultimo rilevamento effettuato dall’Istituto nazionale di statistica, Indec.  L’aggregato dei primi otto mesi equivale al 24,3 per cento e quello sui 12 mesi da agosto del 2017 al 34,2 per cento.

Si tratta della variazione più alta registrata in oltre due anni, ma era stata ampiamente anticipata dagli analisti alla luce della brusca svalutazione registrata dal peso rispetto al dollaro nel mese di giugno. Tant’è che lo stesso esecutivo proietta per quest’anno un indice di inflazione finale del 42 per cento. Quindi parecchio al di sopra dell’obiettivo del 27 per cento fissato dal governo argentino nella prima stesura dell’accordo con il Fondo monetario internazionale sul programma di assistenza finanziaria ‘Stand By’ da 50 miliardi di dollari ottenuto a giugno.

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