Via libera del governo argentino alla nuova normativa in materia di imposte sui redditi. Una mini riforma tributaria che apporta modifiche sostanziali per ricavi di origine finanziaria. Espressamente indicati nel testo sono i depositi a scadenza fissa, azioni, titoli di stato e contratti di affitto.
Le nuove norme sulla ‘Renta finaciera’ individuano i “guadagni di origine locale” negli affitti e locazioni di immobili in territorio argentino, interessi su depositi bancari, dividendi di società costituite in Argentina, guadagni provenienti da capitali o diritti situati, collocati o utilizzati economicamente nel paese. Gravati dalla nuova imposizione anche i guadagni derivati da diritti e obbligazioni provenienti da strumenti e contratti “quando il rischio assunto è localizzato in territorio nazionale”.
Agli investimenti di natura finanziaria che generano guadagni superiori a 67mila pesos (poco più di 1.500 euro al cambio di questo periodo) verrà applicata un’aliquota dal 5 al 15 per cento, a seconda del tipo di strumento e della divisa. La tassa del 5 per cento è prevista sugli attivi derivati da strumenti finanziari in moneta locale, ma sale al 15 sugli attivi derivati da strumenti in moneta straniera. Verrà applicata su ogni tipo di attivi di origine finanziaria, dai titoli di borsa o di Stato a partecipazioni in fondi fiduciari, di investimento, compresi i nuovi strumenti in cripto valute.
Un provvedimento varato sicuramente in una fase di emergenza per le casse dello Stato che, però, non trova il favore degli analisti. È il caso di Diego Martínez Burzaco, di Mb Investimenti, citato dall’Agenzia Nova, secondo il quale “non è né il momento indicato né quello opportuno per applicare questa tassa”.
“Le imposte sulle rendite finanziarie, quando esistono in termini reali, si applicano su mercati maturi, no in quelli nascenti come il nostro”, ha aggiunto. “Castigare il risparmio significa limitare le possibilità di sviluppo nel medio termine”.
