La politica economica del governo di Mauricio Macri continua a caratterizzarsi per la sua poliedricità, che va dalla lotta all’inflazione al difficile fronte dei tagli ai sussidi pubblici, fino agli ambiziosi obiettivi di rientro nel disavanzo. Tuttavia, non sempre alla varietà dei traguardi prefissati corrispondono chiarezza ed efficacia delle azioni intraprese. E in Argentina si rivede la piazza.

Va sottolineato, tuttavia, come la contingenza economica argentina sia tutto sommato tranquilla. Il peso vive una fase di relativa stabilità, anche se ha oramai perso oltre la metà del proprio valore nei confronti del dollaro. E pure la dinamica inflattiva pare aver rallentato, in parte grazie alla politica restrittiva attuata con il rialzo dei tassi di interesse, e con le manovre di rientro.

argentina riforme macri proteste


Tutte misure attuate, però, con altissimi costi sociali. Ancora mercoledì 13 febbraio migliaia di manifestanti hanno bloccato alcune delle strade principali di Buenos Aires e di diverse altre città del paese, protestando per l’elevata disoccupazione, il rincaro delle tariffe dei servizi primari, e il taglio ai sussidi.


Nel complesso, insomma, una politica di contenimento delle spese che se ha l’indubbio vantaggio di tenere (parzialmente) in ordine i conti, non si capisce come possa stimolare quella crescita che serve ‘come il pane’ alla disastrata economia argentina.

L’accordo per il prestito concesso lo scorso maggio dal Fondo monetario internazionale prevede sì la riduzione del disavanzo di bilancio al 2,7 per cento del pil per il 2018; ma una simile, virtuosa dinamica andrebbe perseguita anche dal lato degli stimoli, non solo da quello dei tagli.

E non è un caso se la fiducia dei consumatori è oggi ai livelli minimi, dai tempi della devastante crisi finanziaria del 2001-2002. Inoltre, nel dicembre scorso, la produzione industriale è calata di un ulteriore 15 per cento, mentre la popolarità di Macri e del suo governo rigorista continua a scendere. Seppure con l’attenuante della necessità di riformare un paese che, oggi soprattutto, appare una via obbligata.

TI POTREBBERO INTERESSARE