L’Argentina sul podio più ‘infamante’ dal punto di vista economico e di immagine del paese. L’ultima valutazione di Jp Morgan la colloca tra i più a rischio del mondo. Ad aggravare maggiormente l’Argentina è il ritrovarsi al terzo posto dopo Venezuela e Zambia. L’arrivo degli ulteriori 7,619 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale non ha avuto gli effetti sperati.

Lo spread dell’Argentina a 802 punti base (con il default del 2001 era a 5.500) è un nuovo record negativo, che arriva alla conclusione dei tre dei quattro anni di mandato del governo di Mauricio Macri. Un dettaglio che diversi osservatori non hanno mancato di osservare, in Argentina come nel resto del mondo. Anche l’evoluzione dello spread sembra indicare che le riforme messe in atto dall’attuale esecutivo non sono sufficienti o almeno affidabili agli occhi di mercati e investitori: il 2018 era cominciato con un rischio paese sui 400 punti base.

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Quando Macri ha preso le redini del paese, lo spread era attestato sui 500 punti per poi scendere a 300 a dicembre del 2017, quindi dopo le elezioni politiche di medio termine di ottobre dello stesso anno. Il voto aveva rafforzato – pur non dandogli la maggioranza assoluta alla camera – la ‘forza parlamentare’ di Macri. Per i mercati era comunque un segnale di fiducia verso il governo e le ricette economiche proposte.


Una vera impennata dello spread si è verificata in occasione della crisi cambiaria di metà agosto, portandolo a 750. Infine, il record di questi giorni, tuttavia influenzato dalle decisione della Federal Reserve americana e, in generale, dalla complicata contingenza internazionale. A questo si aggiunge anche l’incertezza politica in vista delle prossime presidenziali di fine 2019.

All’inizio del secondo mandato di Cristina Fernández il quadro non era altrettanto roseo, con uno spread attorno ai 500 punti base. Praticamente identico (495) era alla fine dei suoi quattro anni di governo per poi, come si è detto, scendere con l’elezione di Macri.

Quello che i mercati mettono in evidenza è un chiaro segnale a non interrompere il ciclo di riforme economiche. E non a caso segnalano che, in termini di rischio paese, l’Argentina si trova al terzo posto della classifica dei paesi inaffidabili, a rischio. Dopo l’inarrivabile Venezuela (con uno spread a 7.536), lo Zambia (1.253). Meglio dell’Argentina paesi come l’Ecuador (712), il Camerun (635), l’Iraq (527), Grecia (488).

Spread oltre gli 800 punti, è il massimo nei tre anni di Macri. La diffidenza dei mercati

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