I mercati esprimono pessimismo verso l’Argentina dopo l’annuncio, da parte del governo Macri, delle misure contro l’inflazione consistenti, soprattutto, nel congelamento di tariffe e prezzi dei beni di prima necessità. La diffidenza si è concretizzata nel calo delle azioni delle società argentine quotate a Wall Street, che hanno perso fino al 7 per cento. Nessun dato pervenuto dalla borsa di Buenos Aires, le cui operazioni sono sospese per le festività pasquali.
Il calo è evidente soprattutto per i titoli delle banche: Banco Francés ha ceduto il 7,40 per cento, Macro -7,14, Grupo Financiero Galicia -6,85, Supervielle -6,21 per cento. L’unica a registrare un risultato positivo è la Transportadora de Gas del Sur, con un rialzo del 2,41 per cento.
In questo contesto ne ha risentito anche il rischio paese, con un aumento di oltre trenta punti: JP Morgan fissa lo spread a 853 punti base, il valore più alto dal giugno del 2014. Allora – il governo era quello di Cristina Fernández – lo spread era salito a 873 punti base dopo che una sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti obbligava l’Argentina a onorare gli impegni con i fondi speculativi. Accadeva a quindici giorni dalla loro scadenza con tutti i dubbi sulla solvibilità di Buenos Aires.