Argentina sotto screening continuo da parte dei mercati. È di pochi giorni fa l’analisi del Fmi secondo la quale le condizioni dell’economia peggioreranno negli ultimi mesi dell’anno per ritrovare crescita solo dopo marzo 2019. Ora è Standard & Poor’s a ‘tagliare’ il rating di Buenos Aires. Un giudizio negativo, che abbassa da B+ a B la valutazione sovrana dell’Argentina, parlando chiaramente di “erosione” del sistema finanziario nazionale.

Quella di Standard & Poor’s è però una valutazione ‘dolce-amara’. Perché se da un lato degrada l’affidabilità del paese, dall’altro Buenos Aires si vede ‘promossa’ sul piano dell’outlook. Secondo l’agenzia, difatti, I recenti cambiamenti annunciati nella politica di bilancio e monetaria hanno aiutato a stabilizzare i mercati finanziari dopo le turbolenze di agosto che hanno causato la fuga di capitali e il deprezzamento del peso. Per questa ragione l’outlook passa a “stabile”, venendo meno la “revisione speciale negativa”. Giudicata positivamente anche le linea dell’esecutivo di ridurre i finanziamenti statali a vari settori.


Al contrario, il declassamento da B+ a B dipende da un mix tra trend in negativo dell’economia nazionale, dinamica dell’inflazione ancora senza certezza di ribasso e profilo del debito.

La decisione Standard & Poor’s, in sintesi, è coneguenza del forte deprezzamento del peso sul dollaro, con ricadute negative sul livello di approvazione del governo Macri, e delle possibilità di riuscita del severo piano economico pensato per ridurre il deficit. A risultare deboli, agli occhi degli esperti dell’agenzia, sono sia il contesto esterno quanto il panorama fiscale, e preoccupano la limitata flessibilità sui cambi e il crescente peso del debito.

L’Argentina, comunque, resta osservata speciale giacché sempre da Standard & Poor’s fanno sapere che non è esclusa una nuova parziale bocciatura nel caso in cui, nei prossimi dodici mesi, si dovessero verificare “fatti politici inattesi o una non corretta applicazione del programma di austerità del governo”. Fatti politici che, chiaramente, fanno riferimento alle prossime presidenziali di ottobre 2019 alle quali la linea macrista dovrà confrontarsi con un agguerrito fronte peronista che sembra riprendere forza.

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