Se gli argentini mostrano insofferenza verso un clima dominato da crisi, tasse e balzelli, il vicino Uruguay guarda a loro come forma di ‘investimento’. È il presidente eletto della piccola repubblica orientale, Luis Lacalle Pou, che si insedia il prossimo 1 marzo, a lanciarsi in una sorta di corteggiamento. L’idea è quella di convincere gli argentini abbienti e gli imprenditori ad attraversare e stabilirsi oltre il Río de la Plata. Il tutto agevolato da una politica migratoria più flessibile e vantaggi di ordine fiscale. Lo scopo è evidentemente quello di attrarre capitali e investimenti argentini.

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Luis Lacalle Pou


Il piano, spiegato dal quotidiano uruguaiano El Observador, sarebbe orientato a una immigrazione ‘di qualità’ di circa centomila argentini da accogliere nei prossimi cinque anni. Anzi, le mire del leader conservatore sarebbero più ampie, così sintetizzabili riprendendo un suo discorso: se il paese è sicuro e presenta certezze nel lungo periodo, l’Uruguay può trasformarsi in una opportunità per il Cono Sur, ma anche per il resto del mondo.

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L’Uruguay vuole ritrovare lo smalto, oggi un po’ sbiadito, che lo ha portato nei decenni a sentirsi chiamare ‘Svizzera del Sudamerica’? Lacalle Pou ha parlato espressamente di flessibilizzazione di alcune norme che ostacolano l’ingresso di capitali, per esempio intervenendo sulla riduzione del valore minimo di capitali e beni immobili da portare in dote per ottenere la residenza fiscale.


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Il ragionamento del mandatario entrante si basa anche sui dati degli ultimi giorni che indicano una diminuzione dei turisti provenienti dall’Argentina. Da sempre numerosi, con Punta del Este in testa per il periodo esstivo, graditi e fondamentali per il settore. Lo scorso dicembre, rispetto a quello del 2018, mostra già un pesante calo che supera il 12 per cento.

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È conseguenza non solo di recessione e svalutazione del peso argentino, ma anche del nuovo tributo del 30 per cento, introdotto dal governo di Alberto Fernández, sulle spese effettuate all’estero con carta di credito e e sull’acquisto di moneta straniera. E anche su questo Montevideo offre una soluzione, essendo già in preparazione strumenti ad hoc che possano compensare la fastidiosa ‘tassa sul turismo’.

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