Le previsioni andavano tutte in questo senso, per una sconfitta dell’Argentina. La Corte d’appello di New York ha respinto il ricorso presentato dal governo di Buenos Aires contro la sentenza che convalida una richiesta di indennizzo da 3,5 miliardi di dollari per la nazionalizzazione della petrolifera statale argentina Ypf.

Il tribunale, che aveva emesso una prima sentenza, aveva concesso allo Stato sudamericano di attendere la pronuncia della Corte per dare avvio all’istruzione del processo che, quindi, si terrà presso i tribunali di New York. Buenos Aires, al contrario, puntava a spostare il giudizio nei propri tribunali e, ora, ha intenzione di presentare ulteriori elementi probatori a dimostrazione che la procedura di acquisto adottata nel 2012 rientra nella sua sovranità, di conseguenza non subordinata a leggi straniere.

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Secondo il fondo di investimenti Burford Capital – che ha acquistato la causa dal ricorrente originale, il gruppo Petersen – l’Argentina ha invece violato le leggi federali Usa per non aver presentato una Offerta pubblica d’acquisto sull’intero pacchetto di azioni di Ypf in mano privata. Il fondo britannico si mostra convinto di poter vincere il ricorso e recentemente aveva annunciato ai suoi investitori di aver acquisito anche il 70 per cento della causa avviata in parallelo dal fondo Eton sempre contro la Ypf.


Difatti, Burford, fondo specializzato in operazioni finanziarie con trasfondi legali, ha già cominciato a offrire ai suoi azionisti la possibilità di uscire anticipatamente dal contenzioso con l’Argentina, con proventi significativi anche se inferiori a quelli previsti dalla conclusione della procedura legale.

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L’amministrazione americana, attraverso il suo procuratore generale, Noel Francisco, aveva suggerito alla Corte suprema di non accogliere il ricorso di Buenos Aires. Una mossa che, in Argentina, era stata interpretata come un vero e proprio smacco per il governo Macri che conta sul più volte manifestato sostegno di Donald Trump.

Causa nazionalizzazione Ypf, lo ‘sgarbo’ del governo Trump all’Argentina. A rischio 3,5 mld di dollari

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