Gli atti politici, per definizione, vengono valutati sulla base della loro strategicità e dell’impatto sulla capacità del loro agente di esercitare e mantenere il potere. Il G20 Argentina non fa eccezione. Con l’avvicinarsi del 30 novembre la stima dei costi e benefici non sembra lasciare dubbi: la presidenza Macri, davanti a ospiti come Xi Jinping e Donald Trump, ha molto da perdere. Se da una parte l’Argentina è impegnata a gestire la profonda crisi finanziaria, dall’altra l’agenda globale sembra volersi occupare più di combattere il protezionismo che di investire nelle economie emergenti.

Inoltre, è stato evidenziato che macro-eventi come il G20 hanno una capacità di influenzare l’indirizzo politico molto limitata e sono generalmente dominati dal conflitto internazionale del momento (in questo caso il ménage à trois tra Russia, Cina e Stati Uniti). Per un player non di primo livello come l’Argentina, si finisce spesso per analizzare il G20 nei termini della popolarità e degli incontri bilaterali del presidente.


Questo sarà il terzo G20 di Maurico Macri, che ha riportato due successi consecutivi nel 2017 ad Amburgo e nel 2016 a Hangzhou, in Cina. Al G20 tedesco il presidente argentino ha incontrato le sue controparti di Francia, India e Singapore. Nel 2016, invece, ottenne un successo anche maggiore: sullo sfondo della guerra civile siriana incontrò sia Vladimir Putin che Xi Jinping. È stato proprio nel 2016 che l’Argentina uscì dall’isolamento internazionale in cui era stata condotta, per scelta, da Cristina Kirchner. L’isolamento kirchnerista fu quasi del tutto auto-inflitto e Buenos Aires finì per gravitare nel blocco ‘bolivariano’, intensificando anche i rapporti con alleati inediti come Cina e Iran.

Il finanziamento dell’Fondo monetario internazionale da 57,1 miliardi di dollari, senza precedenti sia per la sua entità sia per la rapidità con cui è stato approvato dall’organismo, è solo uno dei benefit portato dalla nuova politica di apertura argentina. Anche la fiducia degli investitori internazionali, dopo l’approvazione dalla legge di bilancio e la politica di austerity, sta tornando dalla parte di Macri. Da un punto di vista politico, dunque, c’è ben poco che l’Argentina possa guadagnare da questo G20. La vera sfida per il presidente, forse, sarà assicurarsi che tutto vada nel migliore dei modi.

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