La comunicazione ufficiale dell’Arabia Saudita che a rappresentarla al G20 di Buenos Aires sarà il principe ereditario Mohammed Bin Salman è l’ennesima preoccupazione per il presidente argentino, Mauricio Macri. Un nuovo caso diplomatico potrebbe esplodere e aggiungersi ai molti già manifestatisi in politica estera e, dopo i disordini per Boca Juniors-River Plate, anche in politica interna.

La diplomazia argentina e le cancellerie occidentali hanno tentato ripetutamente di suggerire alla corte di Ryadh che era opportuno inviare altro rappresentante al posto del principe, in queste settimane nel mirino dei media per il suo ipotizzato coinvolgimento nell’omicidio del giornalista dissidente Jamal Kashoggi. In particolare il dipartimento di Stato, posto fortemente in imbarazzo da un rapporto della Cia trapelato sui media in cui si evidenziano i forti sospetti sul ruolo dell’erede al trono, ha fatto pressioni in favore di una decisione più saggia. Tutto è stato inutile.


Una fonte saudita altamente qualificata ha confermato la decisione ai media. A ciò si aggiunge un’intervista all’agenzia Associated Press dell’autorevole principe reale Turki Al Feisal, istruito (si è laureato negli Usa con Bill Clinton) e prestigioso esponente della vecchia guardia e prozio di Mohammed Bin Salman. A chi gli riportava le perplessità delle diplomazie occidentali, Turki Al Feisal ha risposto seccamente che “volenti o nolenti, dovranno avere a che fare” con il principe ereditario. E ha commentato il caso Kashoggi come “un incidente inaccettabile che rovina la antica e grande reputazione dell’Arabia Saudita nel mondo. È un problema che dobbiamo affrontare e lo affronteremo”.

L’anziano principe è stato direttore generale dell’intelligence dal 1973 al 2001, quando dovette lasciare tra le polemiche per non avere previsto gli attentati dell’11 settembre, per i suoi rapporti con Osama Bin Laden, finanziato negli anni Ottanta anche dall’Arabia Saudita contro la presenza sovietica in Afghanistan. Jamal Kashoggi fu consigliere del principe Turki, il quale lo sostenne come capo redattore del giornale saudita Al Watan, prima che il giornalista prendesse posizione contro Bin Salman e la corte.

Jamal Kashoggi

Dal canto suo, il principe ereditario ha iniziato dagli alleati Emirati Arabi un giro di visite internazionali (il primo dopo l’omicidio Kashoggi) che è già un caso. Assistendo al Gran Premio di Abu Dhabi, ha familiarizzato cordialmente con il presidente ceceno Kadyrov (le cui credenziali democratiche sono dubbie) ed è stato perciò molto criticato dai media.

Inoltre, il suo caloroso incontro nelle medesima occasione con il re emerito Juan Carlos ha suscitato un profluvio di polemiche sia in Spagna che a livello internazionale. Questa volta la foto (“La foto della vergogna”, ha titolato El Mundo) è stata diffusa via twitter dal ministero degli Affari esteri saudita, provocando reazioni politiche ufficiali. I partiti anti monarchici Izquierda Unida e Podemos hanno fortemente criticato l’accaduto, mettendo in imbarazzo il governo di Pedro Sanchez e lo stesso re Felipe VI.

Mohammed Bin Salman con Juan Carlos

In questo scenario, nel quale il principe Mohammed Bin Salman sembra essere considerato “radioattivo” dalle diplomazie e dalla opinione pubblica occidentale, il presidente americano Donald Trump sta riflettendo su quale linea tenere. I sondaggi di opinione pubblica sulla sua scrivania e l’orientamento del Congresso (con cui dovrà cercare una intesa per fare avanzare il suo programma, alla luce dei risultati del midterm) inducono alla prudenza nel maneggiare il tema.

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