Buenos Aires si conferma la città più italiana fuori dai confini nazionali. Lo è per parte della cultura, lo è per effetto dello ius sanguinis. In occasione della Festa della Repubblica, il console generale Riccardo Smimmo ha illustrato numeri da record per la circoscrizione consolare italiana più grande al mondo per numero di cittadini residenti. Nel primi quattro mesi del 2018, difatti, è stata riconosciuta la cittadinanza a 2.400 nuovi italiani e, nel 2017, sono stati emessi 19.700 passaporti, il 20,1 per cento in più rispetto all’anno precedente. Non si arresta, dunque, la corsa alla cittadinanza italiana facendo di quella argentina la più numerosa comunità italiana all’estero, seguita da quelle in Germania e Svizzera. L’impennata, come noto, si è avuta a partire dal 2001, anno dell’ultima grave crisi economica e sociale che ha interessato il Paese sudamericano.

Negli ultimi anni la tendenza, per ragioni analoghe, si è estesa al Venezuela, stremato dal disastro economico e politico figlio della deriva autoritaria delle amminsitrazioni guidate da Hugo Chávez e Nicolás Maduro. Non sempre – va segnalato – la richiesta della cittadinanza italiana risponde al desiderio di trasferimento nel nostro Paese. Nei primi anni 2000, per gli argentini di origine italiana il passaporto tricolore ha rappresentato una opportunità di accesso al territorio comunitario – Spagna in testa per affinità linguistiche e culturali. Per gli italo-venezuelani è utile per l’esodo verso Panama e Stati Uniti (Florida soprattutto). Come battuto dal Secolo XIX che cita una fonte della Farnesina, il fenomeno in essere ha provocato una protesta da parte dell’amministrazione statuniense secondo la quale “queste persone sono sudamericane ma hanno tutte i documenti italiani, ne state concedendo troppi”.


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