La statua di Cristoforo Colombo di Buenos Aires, dal 1921 simbolo dell’italianità nella capitale argentina, monumento in memoria all’emigrazione italiana nel mondo e segnatamente in Argentina. C’è una fetta di italianità nel paese sudamericano che rivendica, sottolinea il significato di quella statua, negli ultimi anni entrata nelle polemiche.

È un editoriale di Mario Basti su Tribuna Italiana – settimanale italiano fondato dallo stesso Basti nel 1977 – a segnalare che i lavori del restauro e messa in sicurezza del monumento non sono stati completati, ma un’altra volta è stato abbandonato dalle autorità argentine di turno.


Era il giugno del 2013 quando l’allora presidente Cristina Fernández de Kirchner decideva di rimuoverla da Plaza Colón, alle spalle della Casa Rosada. Al suo posto quella di Juana Azurduy, leader della guerrilla anti spagnola.


Una scelta dal significato politico considerando i venti ideologici di ‘riscatto’ che soffiavano nei principali paesi sudamericani. Tant’è che si attribuisce all’ex presidente venezuelano, Hugo Chávez, l’idea di suggerire alla collega argentina lo spostamento della statua del navigatore genovese.

Secondo voci mai smentite, in una visita alla casa del governo dell’Argentina nel 2011, Chávez avrebbe notato la statua di Colombo sul retro della Casa Rosada dove si trovava da più di un secolo. “Cosa ci fa lì un genocida. Colombo fu il capo di un’invasione che finì non in un massacro, ma in un genocidio. Lì bisogna metterci un indio”, sarebbero state le sue parole. Missione compiuta, quasi due anni dopo. E così fu, con l’arrivo di Juana Azurduy, in barba a proteste e petizioni della comunità italiana.


Colombo avrebbe dovuto trovare nuova casa a Mar del Plata, scartato in un primo tempo l’aeroporto cittadino di Buenos Aires con vista al Río de la Plata, scartato Puerto Madero e scatata anche l’elegante Recoleta. Dopo la decisione di ‘alloggiarlo’ su un terreno della Costanera Norte, il lungomare fluviale di Buenos Aires, nelle vicinanze dell’Aeroparque ‘Jorge Newbery’.


Lì il genovese ha ripreso a guardare l’Europa. Ultimi passaggi la messa in sicurezza dell’area che necessitava di interventi strutturali e l’inaugurazione. Ufficiale, come – secondo la collettività italiana – Colombo merita. Poi i soliti ritardi, lavori rimandati e via dicendo.


Qualcosa faceva pensare che con un presidente ‘italiano’ alla Casa Rosada l’iter portasse a una soluzione in breve termine. E di qui l’atto di accusa – in fondo, molto romantico – di Basti. “Purtroppo un’altra volta il monumento è oggetto di disprezzo e con esso, anche la nostra collettività. A dimostrazione che non basta avere un presidente e qualche funzionario di origine italiana per ribaltare una realtà di irrilevanza nella quale la nostra comunità vive da tempo, da troppo tempo”.


Il mancato completamento dei lavori di restauro e messa in sicurezza dell’opera – segnala – “ci danno la certezza che nemmeno il prossimo 12 ottobre la collettività italiana potrà celebrare il ricupero del suo monumento e rendere omaggio a Colombo”. Con il sospetto – citando un articolo del quotidiano La Nación – secondo il quale la prima parte dei lavori dovrebbero concludersi non prima della metà del 2019.

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