L’Argentina festeggia oggi l’anniversario della indipendenza dalla Spagna (1816), potenza coloniale contro la quale le popolazioni del Rio della Plata e dell’interno Paese si unirono, sotto la guida dei libertadores José de San Martín e Manuel Belgrano. Festeggia con inquietudine per il futuro e con nuove e antiche divisioni sociali. Il governo ha perso consensi e il presidente Mauricio Macri ha impresso una correzione di rotta, rafforzata da un rimpasto ministeriale.

Forte dell’appoggio internazionale (soprattutto della Amministrazione Trump, ma anche dell’Europa), il mandatario ha concluso i negoziati con il Fondo monetario internazionale per stabilizzare l’economia e lanciare la ripresa. Questa ultima mossa, probabilmente indispensabile, ha suscitato inquietudine nella business community e nella stessa base sociale ed elettorale del macrismo. Come detto, con ogni probabilità non vi erano alternative credibili senza mettere a repentaglio quanto realizzato sinora.

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Le divisioni nella società argentina restano e in qualche caso si acuiscono. Tuttavia, l’opposizione è ben lontana dall’essersi conquistata la candidatura a porsi come alternativa all’attuale governo. Il kirchnerismo, al netto delle ipoteche giudiziarie su Cristina, appare un ricordo del passato, ormai quasi politicamente dimenticato nonostante i tentativi di riorganizzarsi. Con l’avvicinarsi del 2019, anno elettorale, il futuro del Paese appare essere sempre più nelle mani del suo presidente.

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