Cosa deve attendersi l’Argentina dal nuovo governo italiano? Quali saranno i primi passi che Roma vorrà compiere sul terreno dei rapporti bilaterali? Al momento nessuno dei due partiti di maggioranza ha espresso una posizione specifica e l’esecutivo presieduto dall’avvocato Giuseppe Conte, nato dopo due mesi di estenuanti e rocambolesche trattative, ha dovuto dedicarsi con urgenza alla preparazione del Consiglio europeo del 28 e ai delicati rapporti con i partner Ue sul tema dell’immigrazione.

Tuttavia, nel cuore e nella mente dei dirigenti del M5S c’è da sempre un posto speciale per l’Argentina, anche se le loro preferenze sembrano rivolte all’era di Néstor e Cristina Kirchner. Il ‘leader máximo’ Beppe Grillo, nell’ottobre 2011, scriveva sul suo blog: “Facciamo come l’Argentina!!! In otto anni sono riusciti a spazzare via la crisi, e sapete perché? Perché nonostante fossero finiti nel buio più assoluto, non avevano Stati che hanno impedito che la loro crisi seguisse ogni livello. Noi abbiamo Francia e Germania, che pur di non farci fallire (e di non perdere i loro crediti) allungheranno la nostra agonia all’infinito”.

gaucho news manlio di stefano vebenzuelaManlio Di Stefano durante il suo viaggio in Venezuela


Il post si concludeva con un augurio: “Viva l’Argentina, allora. Oggi in Argentina si vota, c’è un’euforia pazzesca. Stanno riemergendo da una crisi senza fondo, perché hanno messo in campo le loro energie. Si son rimboccati le maniche. E noi?”. Sappiamo che la storia del mandato presidenziale di Cristina ha avuto purtroppo un segno diverso.

Più recentemente, nel marzo 2017, si è svolta una missione del MoVimento in Venezuela e Argentina, affidata all’allora capogruppo in commissione Esteri della Camera, Manlio Di Stefano (attuale sottosegretario agli Esteri) e del senatore Vito Petrocelli (attuale presidente della commissione Esteri del Senato). Lo scopo della missione era, come spiegato da Di Stefano, presentare il M5S come “una forza di governo nell’interesse di tutti gli italiani”. In Venezuela, a parte il discusso omaggio allo scomparso Hugo Chávez, la delegazione ha criticato il presidente Maduro (già scomunicato da Grillo nel 2014) e incontrato esponenti della opposizione.


Palacio San Martín, sede della Cancillería Argentina

Per quanto riguarda la visita a Buenos Aires, i parlamentari hanno incontrato esponenti politici e rappresentanti del mondo della immigrazione italiana e degli argentini di nazionalità italiana, promettendo al paese ed al continente intero l’attenzione negata dagli ultimi governi di Roma. La rivista web Formiche riporta che, sulla presidenza Macri, Di Stefano si è astenuto da commenti ed analisi politiche, limitandosi a dichiarare che “non è il nostro compito commentare la politica interna di un Paese, ognuno vota il presidente che vuole. Detto questo, noi non abbiamo mai creduto in un movimento liberale né in un movimento con le sfumature di sviluppo che vuole Macri. Ma gli argentini l’hanno votato e avranno le loro ragioni”.

Il ministro degli Esteri, Moavero Milanesi

Sul fronte leghista si registra un minore attivismo dei dirigenti e dei parlamentari del partito. Tra i suoi primi atti come vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini ha invece criticato la Nazionale argentina per il rifiuto di disputare una amichevole a Gerusalemme per motivi di sicurezza. “Giunga la mia solidarietà alla collega israeliana, ministro della Cultura e dello Sport, Miri Regev – ha dichiarato – perché non è possibile che odio, minacce e violenza impediscano perfino il pacifico svolgimento di un evento sportivo”. Il leader leghista non ha esitato neppure a polemizzare sullo ius soli con l’argentino più famoso del mondo, papa Bergoglio: “Se lo vuole applicare nel suo Stato, il Vaticano, faccia pure”.

L’Italia resta dunque in attesa delle direttive del nuovo ministro degli Affari esteri, Enzo Moavero Milanesi, un tecnico grande conoscitore della Ue per avere ricoperto per 20 anni incarichi di vertice, cattolico di sinistra vicino a uomini politici come Romano Prodi ed Enrico Letta. Il ministro, come del resto i vertici del governo, sono impegnati sul difficile negoziato europeo sull’immigrazione.

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