Firmata ad Assisi il 3 febbraio 2020, è intitolata Fratelli tutti la terza enciclica di papa Francesco e arriva dopo la Lumen fidei del 2013, iniziata da Benedetto XVI e scritta a quattro mani, e Laudato si’ del 2015. Fratelli tutti, enciclica fraternità e amicizia sociale, è rivolta a “tutte le persone di buona volontà al di là delle convinzioni religiose” e approfondisce il Documento sulla fratellanza umana firmato il 3 febbraio del 2019 ad Abu Dhabi.

È lo stesso Bergoglio a definirla “enciclica sociale” e deriva il titolo dalle ‘Ammonizioni’ di San Francesco d’Assisi, che usava quelle parole “per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo”. Fratelli tutti intende rispondere a un quesitop sociale specifico, cioè quali sono i grandi ideali e le vie concretamente percorribili per chi vuole costruire un mondo più giusto e fraterno nelle relazioni quotidiane, nel sociale, nella politica, nelle istituzioni.

La terza enciclica Fratelli tutti intende promuovere un’aspirazione mondiale alla fraternità e all’amicizia sociale. A partire dalla comune appartenenza alla famiglia umana, dal riconoscerci fratelli perché figli di un unico Creatore, “tutti sulla stessa barca” e dunque bisognosi di prendere coscienza che in un mondo globalizzato e interconnesso ci si può “salvare solo insieme”.


Secondo papa Francesco, la fraternità va promossa nei fatti, che si concretizzano nella “politica migliore”, quella non sottomessa agli interessi della finanza, ma al servizio del bene comune, in grado di porre al centro la dignità di ogni essere umano e di assicurare il lavoro a tutti, affinché ciascuno possa sviluppare le proprie capacità.

fratelli tutti terza enciclica papa francesco

Il pontefice argentino pensa a una politica che, lontana dai populismi, sappia trovare soluzioni a tutto quello che attenta ai diritti umani fondamentali e che punti ad eliminare definitivamente la fame “criminale” e la tratta.

Francesco parla anche di pandemia che “ha fatto irruzione in maniera inattesa proprio mentre stavo scrivendo questa lettera”. Una emergenza globale che ha dimostrato che “nessuno si salva da solo” e che è arrivato il momento di “sognare come un’unica umanità in cui siamo tutti fratelli”. E che deve insegnarci molto.

Quando la pandemia sarà passata, sottolinea difatti Bergoglio, “la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più ‘gli altri’, ma solo un ‘noi'”, è l’auspicio del pontefice.

In altri termini questo “ennesimo grave evento storico” non deve essere “l’ennesimo da cui non siamo stati capaci di imparare”. “Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori, in parte come effetto di sistemi sanitari smantellati anno dopo anno. Che un così grande dolore non sia inutile, che facciamo un salto verso un nuovo modo di vivere e scopriamo una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri, affinché l’umanità rinasca con tutti i volti, tutte le mani e tutte le voci, al di là delle frontiere che abbiamo creato”.

“Se non riusciamo a recuperare la passione condivisa per una comunità di appartenenza e di solidarietà, alla quale destinare tempo, impegno e beni, l’illusione globale che ci inganna crollerà rovinosamente e lascerà molti in preda alla nausea e al vuoto. Il ‘si salvi chi può’ si tradurrà rapidamente nel ‘tutti contro tutti’ e questo sarà peggio di una pandemia”.

Nella terza enciclica Fratelli tutti, papa Francesco parla anche di “ombre di un mondo chiuso”, soffermandosi sui tanti difetti dell’epoca contemporanea: manipolazione e deformazione di concetti come democrazia, libertà, giustizia. Ma anche la perdita del senso del sociale e della storia, l’egoismo e il disinteresse per il bene comune, la prevalenza di una logica di mercato fondata sul profitto e la cultura dello scarto, disoccupazione, razzismo, povertà, la tratta delle donne assoggettate e poi forzate ad abortire, il traffico di organi. Bergoglio denuncia nuovamente la “cultura dei muri” che favorisce il proliferare delle mafie, alimentate da paura e solitudine.

Papa Francesco parla anche di lavoro come dimensione irrinunciabile della vita sociale, “perché non solo è un modo di guadagnarsi il pane, ma anche un mezzo per la crescita personale, per stabilire relazioni sane, per esprimere se stessi, per condividere doni, per sentirsi corresponsabili nel miglioramento del mondo e, in definitiva, per vivere come popolo”.

Il pontefice rivolge anche un appello alla politica affinché dica no alla corruzione, alla “mancanza di rispetto delle leggi” e alla “inefficienza”. Bergoglio chiede “una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche che permettano di superare pressioni e inerzie viziose”. Una politica incentrata sulla dignità umana e non sottomessa alla finanza.

A tal fine auspica una riforma dell’Onu: “È necessaria una riforma sia dell’Organizzazione delle Nazioni unite che dell’architettura economia e finanziaria internazionale affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni”. Secondo Francesco l’Onu deve promuovere la forza del diritto sul diritto della forza, ricorrendo a negoziato, buoni uffici e arbitrato e stimolare accordi multilaterali che tutelino al meglio anche gli Stati più deboli.

Il testo integrale della terza enciclica di papa Francesco, Fratelli tutti

Uruguaiano, prete di strada: Gonzalo Aemilius nuovo segretario particolare di papa Francesco

TI POTREBBERO INTERESSARE