“Le scuse sono un primo passo, ora cercare la verità e aiutare i sopravvissuti”: sono le parole di papa Francesco in Canada, dove ha intrapreso un viaggio penitenziale durante il quale ha incontrato i capi indigeni First Nations, Métis e Inuit, alla presenza del premier Justin Trudeau. “Attendevo di giungere tra voi. E da qui, da questo luogo tristemente evocativo, che vorrei iniziare quanto ho nell’animo: un pellegrinaggio penitenziale”.

Parlando in spagnolo, papa Francesco ha esordito sottolineando che “giungo nelle vostre terre natie per dirvi di persona che sono addolorato, per implorare da Dio perdono, guarigione e riconciliazione, per manifestarvi la mia vicinanza, per pregare con voi e per voi”.

Il pontefice argentino ha ripercorso gli incontri avuti in precedenza con le popolazioni indigene, ascoltando in Vaticano le sofferenze patite, gli abusi, le violenze, gli orrori nelle scuole residenziali consentiti anche da tanti cattolici. In quella occasione, ha detto, “mi erano state consegnate due paia di mocassini, segno della sofferenza patita dai bambini indigeni, in particolare da quanti purtroppo non fecero più ritorno a casa dalle scuole residenziali”.


“Mi era stato chiesto di restituire i mocassini una volta arrivato in Canada, lo farò al termine di queste parole, per le quali vorrei prendere spunto proprio da questo simbolo, che ha ravvivato in me nei mesi passati il dolore, l’indignazione e la vergogna”.

Papa Francesco è tornato a parlare degli abusi commessi nelle scuole residenziali. Stando alle stime, sono stati circa 150mila i bambini delle Prime nazioni (i popoli originari dell’odierno Canada che non sono né Inuit né) obbligati a frequentare una delle 139 scuole cattoliche nel paese, rompendo il legame con le loro famiglie e le loro tradizioni, costretti a imparare una nuova lingua e a crescere seguendo i dettami del Cristianesimo. Bambini che, in quel periodo, sono stati vittime di abusi. Le stesse stime parlano di 4mila bambini morti nelle scuole cattoliche.

“È necessario ricordare come le politiche di assimilazione e di affrancamento, che comprendevano anche il sistema delle scuole residenziali, siano state devastanti per la gente di queste terre. Quando i coloni europei vi arrivarono per la prima volta, c’era la grande opportunità di sviluppare un fecondo incontro tra culture, tradizioni e spiritualità. Ma in gran parte ciò non è avvenuto”, ha denunciato papa Francesco nella sua prima giornata del viaggio in Canada.

“Mi tornano alla mente i vostri racconti: di come le politiche di assimilazione hanno finito per emarginare sistematicamente i popoli indigeni; di come, anche attraverso il sistema delle scuole residenziali, le vostre lingue e culture sono state denigrate e soppresse; di come i bambini hanno subito abusi fisici e verbali, psicologici e spirituali; di come sono stati portati via dalle loro case quando erano piccini e di come ciò abbia segnato in modo indelebile il rapporto tra i genitori e i figli, i nonni e i nipoti”.

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Di qui la promessa di Bergoglio: “Da parte mia, continuerò a incoraggiare l’impegno di tutti i cattolici nei riguardi dei popoli indigeni. L’ho fatto in più occasioni e in vari luoghi, mediante incontri, appelli e anche attraverso una Esortazione apostolica. So che tutto ciò richiede tempo e pazienza: si tratta di processi che devono entrare nei cuori, e la mia presenza qui e l’impegno dei vescovi canadesi sono testimonianza della volontà di procedere in questo cammino”.

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