Papa Francesco è in Kazakistan, suo 38esimo viaggio apostolico, per partecipare al Congresso dei capi delle religioni mondiali e tradizionali. E ci arriva “come pellegrino di pace, in cerca di dialogo e di unità in questa terra tanto estesa quanto antica”. Di pace, ha sottolineato Bergoglio, “il nostro mondo ne ha urgente bisogno, ha bisogno di ritrovare armonia”.

Parlando alle autorità e alla società civile del Kazakistan, nella Qazaq Concert Hall della capitale Nur-Sultan, papa Francesco ha aggiunto: “La democrazia e la modernizzazione non siano relegati a proclami, ma confluiscano in un concreto servizio al popolo: una buona politica fatta di ascolto della gente e di risposte ai suoi legittimi bisogni, di costante coinvolgimento della società civile e delle organizzazioni non governative e umanitarie, di particolare attenzione nei riguardi dei lavoratori, dei giovani e delle fasce più deboli”.

“E anche di misure di contrasto alla corruzione. Questo stile politico realmente democratico è la risposta più efficace a possibili estremismi, personalismi e populismi, che minacciano la stabilità e il benessere dei popoli”.


“Vengo per amplificare il grido di tanti che implorano la pace, via di sviluppo essenziale per il nostro mondo globalizzato”, questo il messaggio di papa Francesco che arriva dal Kazakistan. Il pontefice argentino nel paese eurasiatico, crocevia geografico e geopolitico tra più mondi e religioni, ricorda l’attuale emergenza globale del conflitto ai confini dell’Europa: “Io vi giungo nel corso della folle e tragica guerra originata dall’invasione dell’Ucraina, mentre altri scontri e minacce di conflitti mettono a repentaglio i nostri tempi”.

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