Argentina-Fmi – Il Brasile sostiene la linea dell’Argentina col Fmi. È quanto emerso durante i lavori del G7 di Hiroshima, dove Lula da Silva ha avuto un colloquio con la numero uno del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva. Una fonte della delegazione verdeoro ha resto noto che la situazione dell’Argentina “è stato il principale tema della riunione” tra i due. Il presidente brasiliano è stato l’unico rappresentante dell’America Latina invitato al vertice in Giappone e ha criticato le dinamiche dell’indebitamento dei paesi meno sviluppati.

Il Brasile sostiene la linea dell’Argentina col Fmi: Lula al G7 di Hiroshima

Lula aveva già anticipato che avrebbe affrontato l’argomento col Fmi “affinché tolga il coltello dal collo dell’Argentina” e di è sempre reso disponibile nei dialoghi tra Buenos Aires e l’organismo finanziario alla ricerca di una soluzione sostenibile al maxi debito contratto dall’allora presidente Mauricio Macri, il più corposo della storia dell’istituto, 56 miliardi di dollari poi ridotti a 44 dal successore Alberto Fernández.

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Il presidente brasiliano ha manifestato la sua contrarietà all’eccessivo peso del debito estero “che impedisce la crescita dell’Argentina ed fonte di crescente disuguaglianza” e per questo “richiede un approccio del Fmi che tenga conto dell’impatto di politiche di rigore e riforme sulla società”. Lula ha ribadito la sua posizione politica sul fatto che “il sistema finanziario globale deve essere al servizio di produzione e lavoro. Ci sarà crescita sostenibile reale solo dirigendo sforzi e risorse sull’economia reale”.

Secondo Lula, nessun paese può da solo far fronte alle attuali minacce sistemiche e la soluzione non è in blocchi contrapposti o risposte che includono solo un ristretto numero di paesi. Ed è “importante in questo momento storico di transizione verso un ordine multipolare, che richiede cambi profondi nelle istituzioni internazionali”.

La posizione del presidente brasiliano riflette lo spirito dei suoi due precedenti mandati a Planalto, ritenendo privo di senso e utilità chiamare i paesi emergenti a contribuire a risolvere le “crisi multiple” che affronta il mondo senza che vengano ascoltate le loro legittime preoccupazioni e senza che gli stessi siano adeguatamente rappresentati nei meccanismi di governo globale.

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