Elezioni in Argentina 2023 – Macri: perché appoggio Milei. Dopo la comunicazione dalla sua candidata alla Casa Rosada, Patricia Bullrich, rimasta fuori dal ballottaggio di domenica 19 novembre per l’elezione del prossimo presidente, è Mauricio Macri a spiegare le ragioni che hanno portato a dichiarare ufficialmente il sostegno di Juntos por el Cambio all’ultra liberista Javier Milei. Il leader di La Libertad Avanza dovrà vedersela con Sergio Massa, che si è aggiudicato il primo turno alla guida della coalizione peronista di Unión por la Patria.

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Mauricio Macri: perché appoggio Milei al ballottaggio

Il 64enne ex presidente parla di “cambio” chiesto dagli elettori, “gli argentini hanno deciso così” aggiungendo che la proposta di Milei “è oggi l’unica strada a disposizione dell’Argentina“. È, ha proseguito parlando a Radio Mitre, la scelta “che meglio rappresenta la proposta di cambio. Bisogna avere l’umiltà di riconoscere che la gente ha scelto lui, per realizzare il cambio”. Secondo Macri, quello deciso è “un appoggio senza condizioni. Non abbiamo chiesto nulla. Non si è parlato di nessun incarico”, riferendosi all’offerta di Milei in campagna elettorale di “un ruolo nel governo per Macri se sarà eletto”.


Di qui alle accuse al resto della coalizione, i radicali dell’Ucr che hanno condannato la scelta di Macri e Bullrich dichiarando concluso il patto che andava avanti da diversi anni e la loro neutralità rispetto ai due candidati che si contendono la guida del paese per i prossimi quattro anni. “Hanno avuto numerose riunioni con Massa e hanno negoziato contro gli interessi degli argentini. Non possono dire nulla. Chi parla di neutralità per favorire Massa, lo dica da subito”. Così, anche lui considera archiviata la coalizione composta dal suo Pro e dall’anima radicale più moderata, di fatto incompatibile con le idee troppo di destra.

Dal canto suo, Javier Milei ringrazia Macri e invita a “chiudere per sempre la parentesi del kirchnerismo in Argentina” anche se all’interno del suo movimento non sono pochi i contrari e dissidenti che accusano il leader di essere venuto meno alla promessa di non stringere patti con la “casta“, che è quello che, insieme a una comunicazione dirompente e a tratti esagerata, lo ha fatto arrivare alla soglia del palazzo presidenziale.

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