Quello della depenalizzazione dell’aborto sarà uno dei grandi temi della prossima legislatura. Con un parlamento parzialmente rinnovato dalle elezioni del 27 ottobre e un inquilino della Casa Rosada, nuovo o confermato, che dovranno pronunciarsi nuovamente su una richiesta avanzata ormai da anni da una fetta della società argentina.

aborto in argentina elezioni macri fernandez


L’ultimo tentativo di rendere lecita l’interruzione volontaria di gravidanza, come noto, è naufragato dopo il no del senato lo scorso agosto. A pesare i membri del gruppo macrista, oltre ad alcuni peronisti più in linea col pensiero cattolico e le gerarchie ecclesiastiche argentine.

Il presidente uscente, Mauricio Macri, non ha mai nascosto la sua contrarietà all’aborto ‘legale’ lasciando tuttavia ai suoi parlamentari di riferimento totale, almeno dichiarata, libertà di determinare il proprio convincimento. Ora, però, le sue parole, a tre settimane dal voto, assumono un valore diverso.


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In un appuntamento di campagna elettorale a Mendoza, Macri ha commentato dal palco un cartello che tra i presenti si faceva notare la chiara manifestazione contraria all’aborto. E il mandatario lo ha fatto suo, dichiarando di essere “chiaramente” d’accordo a quanto letto: “Claramente a favor de las dos vidas”.

Quello delle “due vite” è lo slogan del ‘popolo azzurro’, degli antiabortisti argentini, portato negli atti di piazza mentre l’organo legislativo discuteva il progetto di legge poi respinto.

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È, dunque, la posizione ufficiale di Macri. Ma è nota, da mesi, anche quella del suo principale sfidante, Alberto Fernández. Incalzato dal suo elettorato – nella quasi totalità per la legalizzazione – ha recentemente dichiarato di essere politicamente a favore del diritto delle donne all’interruzione volontaria della gravidanza. Secondo Fernández “non è un tema morale o religioso, ma di salute pubblica”, facendo riferimento ai numerosi decessi per aborti realizzati clandestinamente.

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La attuale normativa nazionale autorizza l’aborto solo quando la gravidanza sia frutto di uno stupro o vi sia pericolo per la vita della madre. Il nuovo progetto di legge presentato a fine maggio del 2019 e ancora pendente prevede l’accesso all’interruzione volontaria, sicura e gratuita della gravidanza fino alla 14esima settimana di gestazione.

Inoltre, non riconosce al personale medico la possibilità di esercitare obiezione di coscienza, definendo un vero e proprio obbligo della prestazione del servizio sia nelle strutture pubbliche che private entro cinque giorni dalla data della richiesta. Oltre la 14esima settimana continueranno ad avere diritto all’interruzione legale della gravidanza solo le vittime di violenza o in pericolo di vita per circostanze legate alla gravidanza.

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