Se in Argentina c’è un soggetto politico paragonabile a Jair Bolsonaro è senza dubbio da individuare in un nome: Alfredo Olmedo. Deputato nazionale inquadrabile in quella destra ultra tutto, non ha bisogno di essere interpretato. È lui stesso a dichiararsi anti femminista, contrario a ogni forma di questione di genere. Incoraggia l’uso della ‘mano dura’ e soprattutto difende Dio in ogni sua manifestazione terrena e non.

“Mi sto preparando a essere presidente”, ha dichiarato quando è stato avvicinato da cronisti e curiosi essendo stato, nel panorama politico argentino, la voce più contraria possibile alla legge sulla legalizzazione dell’aborto. Al punto che se fosse capo dello Stato non chiederebbe l’aiuto del Fondo monetario internazionale. La ragione è parecchio singolare, come il suo identikit politico-ideologico: “Quei soldi servono per pagare gli aborti”. E proprio dalla sua contrarietà all’interruzione volontaria di gravidanza deriva la sua proposta di creare dei cimiteri solo per i feti.

L’ultima chicca di Alfredo Olmedo, 53enne della bellissima provincia di Salta, è l’essere stato l’unico parlamentare ad aver votato contro una legge che obbliga tutti i funzionari dei tre poteri dello Stato a frequentare corsi per approfondire il rispetto della prospettiva di genere. Perché, va da sé, “Dio ha creato l’uomo e la donna e la famiglia”. E proprio questa sua convinzione (?) lo ha portato ad avvicinarsi alla Chiesa evangelica, con tanto di battesimo trasmesso in diretta tv.


 alfredo olmedo argentina bolsonaro

La sua popolarità deriva proprio dalle sue proposte e idee estreme (o estremiste, questo dipende dalla morbidezza del punto di vista). Un ‘catalogo’ ben assortito che va dalla castrazione chimica per gli stupratoti, al servizio militare obbligatorio, esplusione del migranti, educazione cattolica nelle scuole, vietare ogni forma di unione tra persone dello stesso sesso. E per questo sforna spesso messaggi che non devono chiedere in prestito omofobia e razzismo.

Come se non bastasse, si è detto favorevole a eventuali provvedimenti di riduzione di pena per i repressori responsabili di crimini di lesa umanità durante la dittatura del 1976/1983. Ma la carne è debole anche per un uomo tutto d’un pezzo. Sposato e padre di quattro figli, l’anno scorso fu pizzicato all’uscita di un motel con una amante. “Quando mia moglie mi ha conosciuto sapeva che sono un fiestero”, è stata la sua difesa d’ufficio.

Qualche settimana fa si è recato in Brasile per conoscere il suo ‘maestro’, Bolsonaro. E dice di essere tornato rincuorato perché ha visto in lui la possibilità di creare una piattaforma politica continentale ordinata ai principi della morale.


Al momento i sondaggi spiegano che in Sudamerica di Bolsonaro ne rimarrà sempre uno: Alfredo Olmedo è dato al 5 per cento in un recente sondaggio sull’orientamento di voto in vista delle presidenziali del prossimo 27 ottobre. Dunque, è difficile che nelle scuole, come propone il salteño, arrivino la penitenza e punizioni. E anche la Banca centrale non rischia di chiudere (è nelle sue proposte).

Ma Olmedo insiste: “Fonderemo un partito nazionale”. Poi, in caso di successo, sarebbero tempi duri per i corrotti: “Tutti dentro per tradimento alla patria”. E forse nel carcere di massima sicurezza che costuirebbe nalla remota Terra del Fuoco. Perché la pena sia pena.

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