Mauricio Macri punta sulla sicurezza, piaga dell’Argentina secondo gran parte dell’opinione pubblica. Il presidente, affiancato dai ministri della Sicurezza e della Giustizia, ha annunciato la pubblicazione di un decreto in tema di lotta a mafie e narcotraffico. La novità consiste nell’introduzione dell’istituto della “estinzione di proprietà”. Le nuove norme permetteranno allo Stato di requisire i beni provento di illeciti come traffico di droga, riciclaggio, corruzione.
Per Macri è “un passo avanti affinché la giustizia possa agire più rapidamente”. Il ricorso al Dnu (decreto de necesidad y urgencia) – strumento normativo simile, almeno in parte, ai nostri decreti legge – è derivato dalla impossibilità di arrivare a un accordo in parlamento su un progetto di legge sul tema. Per questo Macri ha affermato che “gli argentini hanno già aspettato abbastanza, la giustizia ha bisogno di questo strumento adesso”.
I limiti del decreto, tuttavia, derivano dal dettato costituzionale in base al quale il governo non può emanare Dnu in materia penale, tributaria, elettorale o sul regime dei partiti politici. Pertanto, il contenuto della nuova norma – puntando alla confisca dei beni frutto di malaffare – è essenzialmente di diritto civile.
Il procedimento civile sarà avviato nel momento in cui in sede penale sia stata decisa una misura cautelare sui beni. Sarà a tal fine creato un ufficio a livello della procura a garanzia dell’indipendenza dell’azione legale, e saranno i pubblici ministeri ad avviare il processo di estinzione presso il foro civile e commerciale. Per questo Macri ha rivolto un appello anche ai magistrati affinché utilizzino con “rapidità ed efficienza” il nuovo strumento introdotto.
Le nuove norme hanno una efficacia retroattiva di venti anni e, altra novità, viene invertito l’onere della prova: il giudice civile potrà sottoporre a sequestro e permettere allo Stato di disporne quando l’imputato nel procedimento penale non dimostri inequivocabilmente essere provento di attività lecite.
Il governo ha dichiarato di non temere ‘trappole’ in parlamento: difficilmente le opposizioni voterebbero contro norme che, almeno sulla carta, sono funzionali alla lotta al crimine organizzato e al narcotraffico e che vedono il favore dell’opinione pubblica.
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