La presa di posizione argentina contro il governo autoritario di Nicolás Maduro è sempre più evidente. Le nuove iniziative dell’esecutivo di Mauricio Macri si sostanziano in atti dal valore politico tangibile e arrivano mesi dopo la denuncia alla Corte penale internazionale contro il Venezuela. L’ultima occasione è stata offerta dal vertice del Mercosur, tenutosi oggi a Montevideo per il passaggio della presidenza di turno dall’Uruguay all’Argentina.

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Macri ha chiesto ai rappresentanti degli Stati membri di predisporre senza tregua e in modo coordinato azioni per la liberazione dei prigionieri politici e il ritorno della democrazia nel paese caraibico. “Il Venezuela attraversa una crisi umanitaria e bisogna proteggere i diritti di milioni di venezuelani che scappano dalla fame, dalla violenza, dalla mancanza di opportunità e dalla dura repressione del loro stesso governo”, è stato l’invito formale del presidente argentino. Maduro, ha aggiunto Macri, “ha portato a termine una frode elettorale distruggendo la democrazia e agitando la bandiera del populismo che tanto danno ha fatto alla nostra regione”.


Una linea di politica estera verso il Venezuela di compatibilità, di allineamento a quella statunitense di Donald Trump. E che evidenzia la totale sintonia tra Buenos Aires e Washington sui principali temi e priorità del continente americano. Trump è il principale partner di Macri, dagli osservatori segnalato quale sponsor anche presso il Fondo monetario internazionale per l’ottenimento del maxi prestito da 57 miliardi di dollari.



Pochi giorni prima del discorso di Macri a Montevideo, un altro caso politico si è verificato in sede di Corporación andina de fomento (Caf), l’istituto finanziario per lo sviluppo dell’America Latina. La Caf ha accordato a Caracas un prestito di cinquecento milioni di dollari, con il voto contrario dell’Argentina alla quale si sono uniti Brasile e Colombia. Gli addetti ai lavori non nascondono che dietro il no dei tre paesi ci siano state specifiche pressioni degli Stati Uniti. 



L’obiettivo è quello di tentare di isolare Nicolás Maduro senza escludere il richiamo degli ambasciatori di paesi che contenstano la regolarità delle ultime elezioni che hanno confermato il potere del successore di Hugo Chávez. 

Solo nel 2017, sempre in ambito Caf, la posizione del governo Macri era stata più morbida. In occasione dell’approvazione di un prestito al Venezuela di 400 milioni di dollari, l’Argentina si era astenuta. Anche per interesse: la Corporación Andina avrebbe di lì a breve accordato un linea di credito a Buenos Aires per 1,3 miliardi di dollari. Ma oggi i tempi sono cambiati: il legame con gli Usa di Trump è più stretto, il Fmi ha concesso a Buenos Aires il suo mega prestito e Macri ha intercettato il favore dei leader del G20.

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