Declassificare gli atti segreti relativi all’attentato all’Amia, ente della comunità ebraica argentina, che nel 1994 causò la morte di 85 persone e oltre duecento feriti. Tra i vari punti del discorso di Alberto Fernández al parlamento, il presidente ha annunciato che ordinerà all’Afi, l’agenzia federale di indagine, di declassificare le tesimonianze segrete del personale dei servizi e tutta la documentazione relativa alle indagini ancora secretata.

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“A 26 anni dall’attentato all’Amia ordinerò all’Afi di declassificare le testimonianze rese dagli agenti dell’intelligence nei processi e lo stesso faremo con tutta la documentazione riservata sul tema che si trovi negli archivi dell’ente utile nelle indagini e processi in corso”, ha promesso Fernández.

Che non si tratti di una mera promessa è la speranza delle principali organizzazioni ebraiche in Argentina. Sia la Daia, la federazione delle associazioni ebraaiche del paese, che la stessa Amia. “L’intenzione è molto positiva – commentano – e si spera che non resti una promessa incompiuta”.


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L’idea del decreto annunciato dal presidente Fernández ha un significato politico piuttosto forte, considerando che tra i nomi coinvolti nelle indagini sull’attentato all’Amia c’è anche quello della attuale vicepresidente, Cristina Fernández. Ed è forse su questo aspetto che risiede la prudenza delle organizzazioni ebraiche d’Argentina.



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