La giustizia argentina ha assolto l’ex presidente Carlos Menem dall’accusa di insabbiamento del processo aperto sull’attentato alla sede di Buenos Aires dell’Amia (Associazione Mutualità Israelita Argentina) che il 18 luglio del 1994 causò la morte di 85 persone e oltre 200 feriti. Secondo la corte il responsabile è invece l’ex giudice istruttore di quella indagine, Juan José Galeano, condannato a 6 anni di detenzione.

Condannati anche gli ex magistrati Eamon Mullen e José Barbaccia, entrambi a due anni e, infine, l’ex capo dei servizi segreti ai tempi di Menem, Hugo Anzorregui. Per i giudici argentini, la fattispecie esaminata costituisce una “grave violazione dei diritti umani”, aspetto che ne ha determinato l’imprescrittibilità.

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Non soddisfatti i familiari delle vittime e i sopravvissuti all’attentato, riuniti soprattutto nell’associazione “Memoria attiva”, secondo i quali anche gli imputati assolti “sono responsabili”. In base alle prove presentate nel corso del processo risulta “evidente”, si legge in un comunicato dell’associazione delle vittime, che l’ex presidente Menem “è uno dei principali responsabili dell’impunità nel processo Amia”.


“Il suo governo sapeva che l’attentato sarebbe successo e non solo non ha fatto nulla per evitarlo ma anche manomesso il dossier della giustizia affinché non si arrivasse alla verità”, prosegue il documento. In questo senso Memoria Attiva ha annunciato il ricorso in appello per tutte le assoluzioni.

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