Strade piene non solo a Buenos Aires: in diverse città dell’Argentina migliaia di persone hanno manifestato contro le ultime scelte del governo di Alberto Fernández. Lanciata dalle opposizioni, la marcia del 17 agosto ha avuto l’obiettivo di evidenziare la contrarietà di una parte della popolazione alle limitazioni della libertà, conseguenza delle misure anti Covid. Tuttavia, le manifestazioni hanno criticato il progetto di riforma della giustizia pensato dall’esecutivo, lo stato della corruzione nel paese e della sicurezza. Temi, questi ultimi due, parecchio trasversali e utilizzati a parti invertite a seconda del colore della guida del paese.

coronavirus argentina manifestazione 17 agosto governo misure

La stampa argentina non ha potuto evitre di mettere in evidenza punti di vista all’interno dell’opposizione. Se, difatti, erano presenti gli ex ministri della Sicurezza e delle Comunicazioni del precedente governo Macri, Patricia Bullrich e Hernán Lombardi, si è fatta notare l’assenza di un macrista Doc, il governatore della città di Buenos Aires, Horacio Rodriguez Larreta. Che, anzi, ha invitato alla prudenza in fatto di occasioni di contagio effetto degli inevitabili assembramenti. Larreta, peraltro, sulla gestione dell’emergenza sanitaria ha sempre mostrato un fare collaborativo con il governo centrale e con quello della provincia di Buenos Aires, entrambi a guida peronista.

I casi di coronavirus in Argentina non accennano a diminuire, soprattutto nell’area metropolitana di Buenos Aires, centro dell’epidemia nel paese. Le misure di contenimento decise dal governo, soprattutto in questa porzione di territorio, popolosa ed economicamente strategica, si stanno prorogrando dal 20 marzo, con ultima scadenza recentemente fissata al 30 agosto. Troppo per i manifestanti, doveroso e inevitabile per l’esecutivo intenzionato a sopire la diffusione del virus.


Dalla sua, il governo Fernández ha l’avere ottenuto, in collaborazione col Messico, la produzione del vaccino di Oxford in Argentina per l’intera America Latina. Opportunità anche politica, sottolineando la possibilità di “garantire a tutti l’accesso al farmaco”.

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Se, come comprensibile, gli argentini cominciano ad avvertire preoccupazione per il prolungarsi delle misure, la popolarità del governo Fernández non pare accusarne il colpo. Almeno relativamente. A 150 giorni dall’entrata in vigore delle restrizioni, il 60 per cento degli argentini continua ad approvare le sue decisioni in merito alla lotta al coronavirus.

Emerge da un sondaggio realizzato dall’istituto Poliarquía e argomentato dal quotidiano Infobae, peraltro manifestamente non vicino all’esecutivo e alle sue posizioni politiche. Viene evidenziato, però, che c’è una caduta dei consensi giacché nel mese di aprile – quindi con misure in vigore da poche settimane – l’approvazione era dell’80 per cento, con solo il 12 per cento apertamente contrario. Con il passare dei mesi e delle estensioni della quarantena, il livello di approvazione è andato calando, tuttavia mantenendosi ancora alto.

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Alberto Fernández con Axel Kicillof e Horacio Rodríguez Larreta

Sul piano dell’immagine del singolo decisore l’approvazione è più evidente, cioè l’adozione di misure anti Covid sembra premiare. È vero nel caso del presidente Alberto Fernández che, spiega la stessa Poliarquía, dal 57 per ento di immagine positiva di marzo è salito all’attuale 63. Meglio ancora per il governatore di Buenos Aires: Rodríguez Larreta partiva appena dal 47 per cento a marzo, trovandosi oggi al 60. Non è escluso che sia stato premiato sulla responsabilità di avere gestito l’emergenza allo stesso tavolo degli avversari politici, talvolta ottenendo deroghe per la capitale.

Stessa tendenza intercettata da Axel Kicillof, il governatore della provincia di Buenos Aires, la più colpita dalla pandemia soprattutto nella fascia a ridosso della capitale. Il suo 37 per cento di approvazione di marzo è salito a 45 per poi registgrare una flessione di due punti.

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