È il primo grande intoppo nel programma di vaccinazione anti Covid in Argentina, avviato il 29 dicembre scorso. E finisce inevitbilmente anche nella contrapposizione politica tra governo e opposizione. Il caso è scoppiato dopo la diffusione del contenuto di una comunicazione partita da Buenos Aires e diretta a Mosca. L’oggetto è il ritardo nella fornitura delle seconde dosi di Sputnik V, sul quale l’esecutivo ha basato, almeno inizialmente, il suo piano di immunizzazione della popolazione.

covid argentina polemica politica sputnik v russia

La mail in questione, datata 7 luglio, è di Cecilia Nicolini, consigliera del presidente Alberto Fernández, e ha come destinatario Anatoly Braverman, uomo di fiducia di Krill Dmitriev, numero uno del Rdif, il Fondo russo di investimenti, ente di Stato che ha nelle mani gli affari legati al farmaco prodotto dall’Istituto Gamaleya. Il testo della missiva è stato ‘intercettato’ e diffuso dal quotidiano La Nación.

I toni di Buenos Aires sono perentori: ci sono “gravi ritardi” nella fornitura delle seconde dosi di Sputnik V, la situazione è “critica” perché sono oltre 6,6 milioni gli argentini che hanno ricevuto la prima somministrazione e non ci sono certezza sui tempi della seconda. Per 2,7 milioni, inoltre, sono già trascorsi i novanta giorni indicati dalle autorità sanitarie come intervallo nel ciclo di vaccinazione.


Nelle more, gli esperti del comitato tecnico scientifico stanno valutando se allungare i tempi non costituisca un problema, aprendo anche alla possibilità di completare il ciclo con altro farmaco. L’Argentina ha difatti inaugurato nuove forniture di Sinopharm, ottenuto una donazione di 3,5 milioni di Moderna dagli Stati Uniti e cominciato a ricevere i primi lotti di AstraZeneca per ampliare le opportunità oltre lo Sputnik V.

covid argentina polemica politica sputnik v russia
Foto: Twitter

L’opposizione, dal canto suo, dà una lettura politica agli scambi tra i governi di Argentina e Russia, il primo minacciando di considerare nulli gli impegni già presi. L’argomento della minoranza è relativo a un passaggio specifico della missiva di Cecilia Nicolini.

La consigliera ricorda ai russi che “abbiamo appena emanato un decreto presidenziale che ci consente di firmare contratti con società statunitensi e ricevere donazioni dagli Usa. Le proposte di consegna sono per quest’anno, comprendendo la parte pediatrica che è un ulteriore vantaggio”. In sostanza l’opposizione accusa l’esecutivo di Fernández di “fare geopolitica con i vaccini”. E chiede che Nicolini e il ministro della Salute, Carla Vizzotti, si presentino in parlamento per spiegare i termini precisi dell’accordo con la Russia.

Altra doglianza di Buenos Aires è il “disappunto” del presidente Fernandez per la mancata consegna da parte di Gamaleya della certificazione di qualità del primo lotto del vaccino prodotto in Argentina in tempo per le celebrazioni della festa dell’indipendenza del 9 luglio. Cambiare gli attuali assetti contrattuali, aggiunge Nicolini, “per noi potrebbe essere un grande problema politico e di opinione pubblica”.

covid argentina polemica politica sputnik v russia
Il presidente, Alberto Fernández, e il ministro della Salute, Carla Vizzotti

Il confronto politico è in atto e dal governo ribattono che il testo di quella mail altro non era che un’occasione di pressione su Mosca. Ma la minoranza insiste sottolineando che la scelta della Russia a discapito di produttori di altri paese è stata essenzialmente politica.

Finora in Argentina sono state somministrate 28.674.364 che corrispondono a 22.876.517 prime dosi mentre sono 5.797.847 le persone che hanno concluso il ciclo vaccinale. I casi di Covid-19 in Argentina sono 4.798.851, facendone l’ottavo paese al mondo per numero di casi, con 102.818 decessi.

Turismo, nel 2021 quasi azzerato l’arrivo dei turisti stranieri in Argentina

TI POTREBBERO INTERESSARE