Dal ministro degli Esteri della Bolivia, Rogelio Mayta, un’accusa all’ex governo argentino di Mauricio Macri. Emerge da una lettera di ringraziamento, datata 13 novembre 2019, diretta all’allora ambasciatore argentino a La Paz e firmata dall’ex comandante dell’aeronautica boliviana. Con la missiva formale si ringrazia il governo argentino “per la collaborazione fornita nel contesto del sostegno internazionale tra i nostri paesi a causa della situazione di conflitto che attraversa la Bolivia”.

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Nella sostanza, l’alllora esecutivo argentino guidato da Mauricio Macri, secondo quanto documentato nella lettera, dopo le dimissioni di Evo Morales dalla presidenza avrebbe fornito alla Bolivia un carico di munizioni durante la violenta repressione attuata dai militari nei confronti dei sostenitori di Morales. La stessa lettera precisa il contenuto dell’invio argentino a La Paz, tra 40mila proiettili di gomma, granate e gas lacrimogeni.

I nuovi fatti vanno a combinarsi con il risultato di una inchiesta dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani sulla crisi boliviana del 2019, documentando uccisioni e torture commesse nel paese sudamericano tra il 20 ottobre e il 25 novembre del 2019. Secondo il rapporto, da parte delle forze boliviane c’è stato ricorso a un uso della forza non necessario o eccessivo contro i manifestanti ricorrendo anche a munizioni di piombo. Trenta le vittime durante le proteste di piazza, venti delle quali proprio durante le operazioni della polizia e delle forze armate.


Immediata la reazione dell’attuale presidente, Alberto Fernández, a sottolineare “dolore e vergogna” e “chiedendo scusa a nome del popolo argentino”. Evo Morales, peraltro, ha trascorso parte del suo esilio proprio in territorio argentino, grazie alla collaborazione del governo Fernández.

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Luis Arce, presidente della Bolivia

L’invio della fornitura militare da parte dell’Argentina è avvenuto due giorni dopo le dimissioni – chieste dai vertici militari del paese – e l’uscita di Evo Morales dalla Bolivia, diretto in Messico, e pressoché contestualmente all’insediamento del governo provvisorio di Jeanine Áñez, che dallo scorso marzo si trova agli arresti con le gravi accuse di sedizione e terrorismo.

Anche l’attuale presidente della Bolivia, Luis Arce, espressione del movimento politico di Evo Morales, ha ufficialmente denunciato “il sostegno dato al colpo di Stato” contro Morales. “Ripudiamo l’appoggio del governo dell’ex presidente dell’Argentina, Mauricio Macri, al colpo di Stato che abbiamo vissuto nel 2019. L’invio di materiale bellico per reprimere il popolo boliviano contravviene le norme internazionali”.

Smentite arrivano dall’ex ministro degli Esteri del governo Macri, dichiarando che, al contrario, in quelle settimane l’ambasciata argentina a La Paz fu messa a disposizione di esponenti del governo Morales che non si sentissero al sicuro. “Tra gli altri, fu data ospitalità alla moglie dell’ex vicepresidente Alvaro García Linera”, segnala Jorge Faurie. Che considera “una macchinazione politica” gli attuali fatti.

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