Primi sviluppi nella crisi di governo in Argentina, con cambi di ministri all’interno del gabinetto di Alberto Fernández. La soluzione passa attraverso una soluzione ‘mista’, con l’ingresso di figure di alto riferimento del settore legato alla vice presidente, Cristina Fernández, la stessa area che aveva chiesto un cambio di passo al leader di Casa Rosada. Poi, le dimissioni di ministri e alti funzionari legati a quell’area.

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Il kirchnerismo chiedeva soprattutto la sostituzione del capo di gabinetto di Alberto Fernández, Santiago Cafiero, e la messa in discussione del comparto economico dell’esecutivo, Martín Guzmán all’Economia e Matías Kulfas alle Attività produttive. Ma la ricerca degli equilibri ha dato risultati in parte diversi.

Santiago Cafiero lascia il suo incarico, ma passa alla guida del ministero degli Esteri. Non è chiaro se l’uscente Felipe Solá sarà compensato in altro modo. Al posto di Cafiero, come capo gabinetto del presidente, arriva il governatore della provincia di Tucumán, Juan Manzur, ‘suggerito’ dalla stessa vicepresidente. Lascia, spontaneamente, anche Juan Pablo Biondi, portavoce del presidente.


Cambia anche il ministro della Sicurezza: fuori Sabina Frederic, dentro un nome sorico e pesante del kirchnerismo, Aníbal Fernández. Con il rimpasto, probabilmente non ancora concluso, i nuovi nomi sono quelli di Juan Manzur (capo di gabinetto), Santiago Cafiero (Esteri), Aníbal Fernández (Sicurezza), Julián Domínguez (Pesca e Agricoltura), Jaime Perzyck (Istruzione), Daniel Filmus (Scienza e Tecnologia), Juan Ross (portavoce del governo). Quelli di Aníbal Fernández e Daniel Filmus sono nomi di primo piano di quella parte politica, già in precedenza alla guida di dicasteri coi precedenti governi.

Resta all’Interno Eduardo de Pedro, il primo ministro kirchnerista ad aprire le danze delle dimissioni. Il presidente Fernández, infine, non si è mosso dalla sua posizione già chiarita al principio della cirisi di governo: “Martín Guzmán non si tocca”. Resta alla guida dell’Economia in un momento delicato, portando avanti il fondamentale negoziato col Fondo monetario internazionale per la ristrutturazione del debito da quasi 45 miliardi di dollari.

Argentina, dal 2008 deficit per 250 miliardi di dollari. Dal 1960 in negativo 9 anni su 10

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