In pieno anno elettorale – in Argentina si vota per le presidenziali l’ultima domenica di ottobre del 2019 – un nuovo evento giudiziario che rischia di ostacolare il cammino politico del kirchnerismo. La Camera federale del tribunale di Buenos Aires ha confermato il rinvio a giudizio di Cristina Fernández de Kirchner.

Per la ex presidente e attuale senatrice è stata anche chiesta la custodia cautelare. L’accusa è quella di associazione illecita, per avere diretto una struttura per la raccolta di fondi illegali frutto di tangenti e corruzione. Nei suoi confronti è stato anche fissato il congelamento di denaro equivalente a 34mila euro.

cristina kirchner arresto


Secondo i giudici, i cosiddetti ‘quaderni della corruzione’ costituiscono una prova dettagliata e precisa su “una pratica di corruzione dal cuore del potere, dei governi degli ultimi anni”. Immediato il commento del fronte politico vicino a Cristina Kirchner che parla di lawfare, di uso politico della giustizia, in Argentina come nel resto del Sudamerica, a vantaggio di chi porta avanti idee di governo neoliberiste.


Gli inquirenti, però ritengono che grazie ai ‘quaderni’ sono stati ricostruiti alla perfezione i vari movimenti del denaro frutto di illeciti. “Il denaro circolava in borse, zaini, valigie, in hotel residenze private, auto. Il tutto da varie fonti ma con poco punti di arrivo”. E cioè, aggiungono, i proventi delle mazzette finivano nella residenza privata dei Kirchner così come nella residenza presidenziale di Olivos”. Oppure, “presso il domicilio di Roberto Baratta, ex alto funzionario del ministero della Pianificazione”.

Il ritratto della coppia presidenziale che viene fuori dalle considerazioni dei giudici è netto. All’assumere la presidenza, Néstor Kirchner avrebbe “applicato al governo della Nazione, il modello già implementato ai tempi della presidenza della provincia di Santa Cruz, incentrato sulla manipolazione del sistema delle opere pubbliche”. E che, concludono i giudici Bruglia e Bertuzzi, in tutti i casi di presunta corruzione accertati dalle indagini, “il cerchio si chiude sempre alle figure di Néstor e Cristina”.

Il gruppo peronista del Senato fa quadrato attorno a Cfk, avvertendo che non ci sarà collaborazione sulla richiesta di decadenza senza una sentenza definitiva. Che, ovviamente, considerando i tempi della giustizia, non potrà arrivare prima di qualche mese, quindi a ridosso o addirittura dopo la fine della attuale legislatura.

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