Le urne di domenica 14 novembre si preannunciano complicate per il governo guidato dal presidente Alberto Fernández. L’Argentina è chiamata al voto per le elezioni politiche di medio termine, per il rinnovo di metà della camera dei deputati (127 su 257 seggi) e un terzo del senato federale (24 su 72 seggi). Gli ultimi sondaggi sembrano confermare il recente orientamento dell’elettorato.

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Il ‘Congreso’ dell’Argentina

Elezioni Argentina 2021, i sondaggi: maggioranza in calo

Si andrebbe, difatti, verso una replica di quello che è stato il risultato delle primarie obbligatorie di metà settembre, dalle quali la maggioranza di governo è uscita ridimensionata di circa dieci punti rispetto al dato delle ultime presidenziali e politiche, a ottobre del 2019. La coalizione del Frente de Todos, in quella occasione, ha perso terreno nella maggior parte delle province, dando luogo a un duro confronto tra le due principali anime.

Agli occhi degli osservatori è parsa una resa dei conti tra posizioni più radicali, quelle dell’ala legata alla vicepresidente Cristina Fernández, e i rappresentanti di un approccio politico più moderato, che si rifanno all’entourage stretto del capo dello Stato. Il tutto, sul piano politico, ha portato a un rimpasto di governo con avvicendamenti anche in dicasteri chiave, come quello degli Esteri, fino al cambio della strategica figura del capo di gabinetto.


A questo appuntamento elettorale il governo arriva penalizzato da una serie di variabili e la stessa mancanza di serenità all’interno della coalizione è un fattore determinante agli occhi dell’elettorato. Ma sono soprattutto le variabili economiche e sociali – tra inflazione, disoccupazione, povertà e l’incognita del debito – a influenzarne l’orientamento. Il paese stenta dal 2018, prima dell’insediamento di Fernández, e le misure messe in campo dall’attuale esecutivo non si sono dimostrate risolutive nel breve periodo, complice anche l’incubo della emergenza sanitaria.

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La Casa Rosada, sede della presidenza della nazione

Con uno scenario del genere, gli istituti demoscopici forniscono sondaggi che, salvo sorprese e sprint in questi ultimi giorni di campagna elettorale, vedono la maggioranza di governo in ulteriore calo rispetto alle primarie di settembre. Secondo Management & Fit, per esempio, a queste elezioni il Frente de Todos potrebbe scendere addirittura al 23,2 per cento contro il 31 delle primarie e il 48,2 delle presidenziali.

Simile, col 24 per cento, è il risultato del sondaggio di Opinaia, mentre quello di Giacobbe & Asociados segnala una intenzione di voto al 27,5 per cento. Anche gli esercizi della società Tendencias, realizzati sui nomi dei singoli candidati, soprattutto tra città e provincia di Buenos Aires mostrano un vantaggio di Juntos por el Cambio, il raggruppamento che si rifà all’ex presidente, Mauricio Macri, ma meno marcato rispetto al nazionale.

Alcuni analisti, tuttavia, non escludono che la coalizione di governo possa raccogliere tra il 30 e il 35 per cento. In tal caso, spiegano, sarebbe evidente l’impronta di Cristina Fernández il sui peso a livello nazionale è appunto misurato al 35 per cento. Questo, tradotto in politica pratica, potrebbe portare a nuovi riequilibri nell’esecutivo.

I sondaggi, infine, segnalano un 5 per cento per la sinistra radicale e un 8-9 per cento per i liberisti guidati da José Luis Espert, esterno a Juntos por el Cambio ma non contrario a una più ampia coalizione di centrodestra per le prossime presidenziali del 2023.

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