Elezioni Argentina – Sono state ‘solo’ elezioni provinciali, quelle di Mendoza, sebbene paragonabili al voto regionale italiano. Eppure le riflessioni a urne chiuse stanno vivacizzando la campagna elettorale argentina per le elezioni presidenziali del 27 ottobre. Il candidato della coalizione di governo Cambiemos, Rodolfo Suárez, è stato eletto governatore con il 49,88 dei voti, staccando di 15 punti la candidata peronista, la senatrice Anabel Fernández Sagasti.

elezioni argentina 2019 macri fernandez
Alfredo Cornejo


Da Mendoza e attraverso Mendoza, la maggioranza di governo cerca di mandare un segnale all’elettorato nazionale: invertire la tendenza non è utopia. In quella provincia, difatti, alle primarie presidenziali dello scorso 11 agosto il candidato del peronismo, Alberto Fernández, si era imposto con il 47,7 delle preferenze, contro il 31,8 raccolto da Mauricio Macri.

L’entusiamo di Suárez è evidente: “Vogliamo trasmettere la nostra forma di governare al paese, il populismo è cattivo, qui non piace”. Ma il vero vincitore sembra essere il presidente uscente della provincia di Mendoza, Alfredo Cornejo. Da tempo, difatti, dall’Unión civica radical di cui lo stesso Cornejo è tra i principali esponenti, che fa parte della creatura macrista Cambiemos, si muovono tentativi di riforma interna con intenzioni di leadership del movimento.


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Sebbene, come sottolineano dall’opposizione, lo stesso Cornejo, da capolista, ha perso le primarie di agosto, sulla sponda radicale già fanno sapere che, in caso di conferma della ‘tendenza mendocina’ il 27 ottobre, daranno impulso per costuire una nuova formula in caso di sconfitta di Macri alle presidenziali, obiettivo 2023.

Intanto Mauricio Macri, dal canto suo, ha lanciato con una marcia a Buenos Aires la fase finale della sua campagna elettorale con lo slogan “Sí, se puede” con chiaro riferimento alla rimonta sul candidato avversario che i recenti sondaggi danno più forte anche di 15 punti percentuali. Il Frente de todos, guidato da Alberto Fernández, non si mostra preoccupato dal voto di Mendoza: “Sono due cose diverse”.

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