L’esito delle ormai imminenti elezioni in Argentina pare scontato, come raramente accaduto nella storia del paese sudamericano. E già cominciano a registrarsi le reazioni nei vari strati sociali alla sconfitta del presidente uscente Macri, “condannato” principalmente dal non riuscita della sua politica economica liberista di fronte alla perdurante recessione.

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Fra queste – come racconta il quotidiano argentino in lingua inglese Buenos Aires Times – spicca la rassegnazione delle élite economico-finanziarie, evidentemente preoccupate da una eventuale “deriva peronista” che il nuovo governo guidato da Alberto Fernández potrebbe imprimere alla società, e soprattutto all’economia, argentina.

Nell’annuale conferenza di Idea (il più prestigioso forum imprenditoriale del paese), che ha riunito nei giorni scorsi a Mar del Plata un migliaio fra i maggiori banchieri, dirigenti, accademici e analisti del paese, ansia e scetticismo erano palpabili. Tutti a chiedersi come il prossimo presidente, il “peronista speranzoso” Fernández, intenda affrontare l’inflazione, incoraggiare gli investimenti, stimolare la crescita, e stabilizzare le tasse.


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La necessità più impellente per l’Argentina, insomma, è “un piano economico”, nelle parole di Julio Figueroa, amministratore delegato di Citigroup Argentina, “non magico, ma realistico”.

Si brama, insomma, una maggiore chiarezza riguardo alle linee guida di politica economica del futuro governo, a oggi ancora nebulose, in un quadro che continua a registrare una recessione profonda e un peso ormai a meno 35 per cento su base annuale.

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Preoccupazioni che hanno trovato facile eco ottomila chilometri più su, a Washington, dove la direttrice operativa del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, ha ribadito che la linea di credito verso l’Argentina potrà anche continuare, una volta svelate le linee politiche del nascente esecutivo. La Georgieva si è detta “realmente interessata”, e ha sottolineato come il Fondo sia “pienamente impegnato” a lavorare con Buenos Aires, per essere “sicuri che ci siano miglioramenti”.

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Ritornando a Mar del Plata, i partecipanti alla conferenza, non hanno mancato di sottolineare come entrambi i candidati alla elezioni in Argentina, evidentemente immersi nella campagna elettorale, siano stati poco chiari nell’illustrare concrete linee di politica economica. In molti si chiedono, soprattutto, come farà Fernández a far fronte alle spese sociali che ha promesso in questi mesi.

Dal canto suo Marcos Galperín, fondatore e amministratore delegato della MercadoLibre Inc., chiosa caustico che “non c’è modo, per sei milioni di lavoratori regolari, di generare risorse sufficienti per quindici milioni di poveri”.

Elezioni in Argentina 2019: per cosa si vota, candidati, sondaggi, programmi, precedenti

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