Al Vertice del G20 di Roma, l’Argentina sembra aver portato a termine la sua missione, duplice, scritta sull’agenda. Da un lato continuare a sensibilizzare i grandi del Pianeta sulla necessità di rivedere alcuni ingranaggi dell’architettura finanziaria globale. Dall’altro proseguire i suoi negoziati con il Fondo monetario internazionale per la ristrutturazione del debito di oltre 44 miliardi di dollari.

Su questo, anche a Roma, si è ripetuto il copione della cortesia. Sia la numero uno del Fmi, Kristalina Georgeiva, che il presidente argentino, Alberto Fernández, dopo i colloqui presso l’ambasciata albiceleste all’Esquilino hanno reiterato la formula del “positivo incontro”. Il dialogo, a livello tecnico, nella capitale è andato avanti tra il ministro dell’Economia, Martín Guzmán, e i funzionari del Fondo titolari del fascicolo argentino.

A livello politico, il presidente Fernández ha ribadito ai leader convenuti al Vertice di Roma del G20 la necessità di un accordo di ristrutturazione che sia equo e in linea con le attuali difficoltà macroeconomiche del paese. L’ostacolo, tuttavia, continua a essere quello di un ‘sì’ condizionato che per il leader dell’Argentina avrebbe un prezzo politico, soprattutto in vista del rinnovo parziale del parlamento, a metà novembre: riforme, per garantire un programma sostenibile nei rapporti di debito.


Buenos Aires deve riuscire a intercettare il favore di quei paesi che pesano ai vertici del Fmi, in modo particolare Stati Uniti, Germania, Giappone. In linea di principio, Washington guarda con favore a un accordo tra Argentina e Fondo monetario: la Casa Bianca ha tutto l’interesse alla stabilità del quadro regionale ma attende che il paese sudamericano dimostri collaborazione sul piano politico e economico-finanziario.

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Joe Biden e Alberto Fernández a Roma

Dal canto suo, l’Argentina continua a chiedere che il Fmi riveda la sua politica sulla maggiore tassazione imposta ai paesi debitori che presentano squilibri nei conti. Lo fa sul piano dei principi, ma anche su quello della Ragioneria: risparmierebbe un miliardo di dollari all’anno. Quello che il governo di Fernández chiede all’organismo è di attenuare questo ulteriore costo del credito. Il Fondo resiste, considerando quei capitoli fondamentali alla tenuta della struttura e lo stesso ha fatto notare la delegazione di Berlino a Roma.

La soluzione, al momento, non c’è e del resto non era attesa dalle parti. L’Argentina, tuttavia, porta a casa un risultato vedendo inclusa la sua istanza nel documento finale del G20 Italia. In sostanza, i Grandi raccomandano al Fondo monetario di rivedere la sua politica sulla sovrattassa. Niente di vincolante, chiaramente, ma per il governo di Fernández la soddisfazione politica di vedersi riconosciuto un argomento di principio comune a numerosi paesi in difficoltà.

Su questo, inoltre, la stessa Argentina può dire di avere contribuito a un altro dibattito, altra sua richiesta ufficiale. Viene proposto che i paesi più avanzati concedano a quelli maggiormente penalizzati dalla pandemia i cento miliardi di dollari ottenuti dal Fmi sotto forma di diritti speciali di prelievo. Si tratta di somme la cui redistribuzione vedrebbe beneficiata la stessa Argentina. Fin qui, almeno, le intenzioni.

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