Manca più di un anno alle presidenziali argentine che si terranno nell’ottobre 2019, ma i motori della politica sono già in moto. E se quello di Mauricio Macri è ancora a folle, al pari di quello di Cristina Fernández che qualcuno vorrebbe di nuovo candidata, c’è chi accelera verso la primavera australe del prossimo anno. È di Miguel Ángel Pichetto il primo nome. In perfetta autocandidatura. Una scelta destinata a rompere ulteriormente il fronte peronista, diviso tra i fedeli alla linea K, della ex presidente, e il cosiddetto peronismo moderato ultimamente denominato ‘federale’. Pichetto, difatti, è capogruppo al Senato di questa corrente, che – evidente anche nelle scelte politiche nei due rami del parlamento – non ha mai nascosto la difficoltà di compattare l’intero mondo peronista. In un evento ufficiale tenutosi giovedì a La Plata, Pichetto si è presentato apertamente come alternativa al bipolarismo rappresentato dall’attuale presidente Macri e dall’ex Fernández de Kirchner.

Miguel Ángel Pichetto

“Macri e Fernandez si alimentano reciprocamente, hanno bisogno l’uno dell’altra”, ha dichiarato il senatore peronista, manifestando l’intenzione di voler rompere questa dualità con la sua candidatura,  per offrire all’elettorato una terza opzione. Per quanto riguarda Cfk, pur parte all’epoca della sua coaliazione, Pichetto ha considerato la sua amministrazione “pessima” dal punto di vista economico, e denunciato un “forte interventismo dello Stato” che “ha impedito la crescita, portando a un’alta inflazione e a un forte aumento della spesa pubblica”. Invece “con Macri abbiamo un aumento del debito estero, la perdita del potere d’acquisto dei salari e una svalutazione del 40 per cento”. Con la conclusione che “entrambi i modelli economici hanno fallito”.


Con la candidatura di Pichetto si dà ufficialmente il via a quella che già si presenta quindi come una lunghissima campagna elettorale, facendo prevedere uno scenario politico di maggiore conflittualità e di minore governabilità, soprattutto tenendo conto del fatto che il peronismo moderato è stato fino a oggi il principale sostegno in parlamento dell’esecutivo di Macri, che non dispone di maggioranza propria né alla camera né al senato. Ma è difficile pensare a uno strappo parlamentare, in nome della responsabilità. Merce preziosa in un clima economico difficile. “Mi sono convinto a presentare la candidatura perché c’è bisogno di un progetto politico per recuperare l’Argentina”. Ci saranno primarie di partito, ha precisato, definendo “di centro” il suo progetto politico. Una mossa preventiva, a sottolineare la distanza dall’eccessivo interventismo statale che ha caratterizzato i dodici anni di peronismo kirchnerista.


Sergio Massa

“La nostra visione è il centro nazionale di Juan Domingo Perón”, ha dichiarato Pichetto che, dal punto di vista economico, ritiene invece che sia necessario “uscire dalla logica del risanamento e dei tagli e riattivare la domanda interna, il consumo”, oltre a “una politica attiva di aumento dell’occupazione”. Ma le primarie non saranno per lui una certezza, anzi. Dovrà vederesela con esponenti di spicco e con un discreto seguito, che rispondono ai nomi Sergio Massa, Juan Manuel Urtubey (presidente della provincia di Salta), Juan Schiaretti (Córdoba), e l’ex ministro dell’Economia, Roberto Lavagna.

TI POTREBBERO INTERESSARE